Se volessimo riassumere la toccante trama del film di Karem Sanga, First Girl I Loved,  visto a Gender Bender 2016, in breve potremmo usare una delle prime battute della protagonista Anne (Dylan Gelula) “Io non ho la minima idea di cosa sto facendo”…e dopo l’ultima “Il mio nome non è Sasha, io sono Anne e sono completamente gay, al cento per cento”.

La distanza tra le due affermazioni è il difficile e, a volte, doloroso cammino di autoaffermazione e presa di coscienza che la giovane protagonista, insieme ai suoi coetanei compagni di avventura, Clifton (Mateo Arias) e Sasha (Brianna Hildebrand), intraprende, quasi inconsapevolmente, ma da subito con un estremo coraggio. Non appena si accorge dell’attrazione provata per la campionessa di softball della scuola, Anne corre a confidarsi con il suo migliore amico Clifton, ma dovrà scontrarsi con una rivelazione d’amore inaspettata, che la coglierà del tutto inerme e impreparata. Successivamente Anne inizierà a frequentare la bella Sasha e a vivere con lei i primi palpiti di un amore adolescenziale e le prime frustrazioni legate ad amori non corrisposti, grandi e piccole incomprensioni.

Kerem Sanga sceglie di raccontare in maniera davvero originale e con uno sguardo di delicatissima empatia, i primi amori di un gruppo di diciottenni tra giri in bicicletta, inviti a casa degli amici, alcoliche fughe notturne e messaggini su whatsapp. Scardina l’ordinaria successione cronologica degli eventi attraverso l’uso di un montaggio originale e “a salti” (quasi alla Nolan di Memento), dove il fulcro del film è sottolineato dal ripetersi della scena clue quella in cui tutto è successo/iniziato, quella dalla quale si riparte ogni volta che uno dei protagonisti aggiunge un pezzetto al puzzle della storia per raccontarci come è davvero andata.

Ed è così che il regista coinvolge emotivamente lo spettatore negli stati d’animo dei personaggi, trascinandolo in uno stato di immedesimazione che non lascia spazio a indifferenza, perché, chi può dire di non aver vissuto le stesse palpitazioni sconcertanti, le stesse insicurezze, simili paure di non corrispondenza di amorosi sensi? Lo stato di predisposizione emotiva a cui ti spinge la regia di Sanga, ci ha ricordato per qualche istante, un altro film uscito in Italia a marzo di quest’anno, molto simile per contenuti, linguaggio, scelte di regia e ritmo. Nella trama di Un bacio di Ivan Cotroneo, era sempre un triangolo di adolescenti (lì due ragazzi e una ragazza) il protagonista degli sconquassi da primi amori, e sempre whatsapp il media scelto per portare sul grande schermo gli incisivi dialoghi da instant messaging che in poche parole intessono le trame delicate dei protagonisti.

Certamente nel film di Cotroneo un maggiore accento era posto sul fenomeno del bullismo e sulla infelice sorte di chi, arrendendosi, finisce per essere schiacciato dal peso e dalla cattiveria del giudizio altrui. In First Girl I Loved invece, Sanga ci regala una speranza e illumina il destino dei suoi personaggi con la luce del coraggio e della fierezza di Anne, quando capisce la sua identità e decide di non nascondersi, mai. Conosci te stesso “gnōthi seautón” esortavano gli antichi greci con una massima religiosa iscritta nel tempio di Apollo a Delfi. Antica saggezza da recuperare.

Francesca Divella