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La precaria adolescenza di “Zen sul ghiaccio sottile”

La regista Margherita Ferri trova per il suo film d’esordio un tono peculiare, difficile da riscontare nel cinema italiano. Ambientando la vicenda tra le nevi dell’Appennino emiliano, e mettendo in scena uno sport insolito – almeno per la nostra penisola – come l’hockey su ghiaccio, riesce a dare respiro e universalità alla storia. I modelli della giovane regista, che il film l’ha anche scritto, sembrerebbero quelli del cinema indipendente americano: la storia di Zen potrebbe tranquillamente essere ambientata nel Wyoming o in Canada, e presenta non pochi punti di contatto con gli altri film presentati a Roma, da Boy Erased a La diseducazione di Cameron Post, che cercano di raccontare la sofferta scoperta, e l’altrettanto difficile difesa, della propria identità sessuale.