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Ancora su “Crisis” e la catastrofe europea

La cosa che più sorprende in questo primo reportage documentaristico sull’incombente catastrofe europea realizzato da Herbert Kline e Alexander Hackenschmied (fu seguito nel 1940 da Lights Out in Europe, incentrato sull’invasione della Polonia, restaurato dal MoMA e proiettato al Cinema Ritrovato nel 2018) è la lucidità e la chiarezza con le quali percepisce il pericolo imminente e gli inverosimili tentativi di Hitler di nascondere quella volontà di autoritario dominio che aveva già palesato con l’Anschluss l’anno precedente e che porterà al secondo conflitto mondiale qualche mese dopo con l’invasione della Polonia.  In fondo stava già tutto scritto nel Mein Kampf, sembrano voler dire gli autori, che producono un’opera di rara precisione e qualità non solo storica, ma anche estetica.

“Crisis”, lo sfregio della guerra nazista

Non saremo mai stanchi di appassionarci alle storie riguardanti i tentativi di preservazione della libertà e la lotta alle ramificazioni delle forze ostili che cercano di corromperla e soggiogarla. Crisis propone una fra le più tristi di queste storie, partendo dal periodo in cui la Germania di Adolf Hitler arrivò all’attuazione dell’Anschluss, procedimento che prevedeva l’annessione dell’Austria al Reich tedesco. Evento in seguito al quale la vicina Cecoslovacchia si trovò incastrata nella morsa teutonica e iniziò ad inserire nella propria società una serie di misure precauzionali in vista di una possibile invasione.