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“Khōrshīd” a Venezia 2020

A volte non c’è cosa più difficile che riallinearsi a uno sguardo bambino. Majid Majidi ci costringe a farlo da sempre, dai tempi di Baduk, Pedar e I ragazzi del paradiso, i cui nomi dei protagonisti (Ali e Zahra) recupera anche per Khorshid (Sun Children), il suo ultimo lavoro. Da Venezia 77, c’è già chi accusa Khorshid di accartocciarsi nel proprio sentimentalismo e questa è la conferma che per entrare nell’universo di Majidi bisogna letteralmente piegarsi, abbassarsi all’altezza di quei ragazzi e provare a tenere il tempo delle loro corse, dei loro scatti, dei loro sogni. Il sentimentalismo non c’entra niente perché Khorshid sa essere feroce: feroce, sì, perché un assaggio di tenerezza la offre, solo per privarcene subito dopo.