Leonardo Pacini
“Pretty Woman” e il segreto del successo
Il perpetuo interesse per Pretty Woman inoltre può essere spiegato alla luce della familiarizzazione atavica del pubblico con alcuni archetipi della finzione letteraria e cinematografica, dal mito di Pigmalione tramandato da Ovidio e adattato nel Novecento in teatro (Pygmalion) e al cinema (My Fair Lady), passando per le innumerevoli versioni di Cenerentola, fino a certi snodi ricavati da La signora delle camelie di Dumas. La sceneggiatura di J.F. Lawton attua quindi una strategia di ibridazione che rende il film debitore di luoghi comuni, citazioni e omaggi, offrendo un atipico Bildungsroman fortemente vincolato a un upgrade sociale e a uno scambio di interessi mascherati da commedia.
Elvis Special – Tra limite e potenza del biopic
Pur premendo l’acceleratore su alcuni tòpoi come il ricorso alla voce narrante, l’uso di vibranti cromatismi e la predilezione per il côté melodrammatico a discapito dello scavo psicologico dei personaggi, rispetto alle stravaganze kitsch cui aveva abituato il pubblico con Moulin Rouge! (2001) e con Il grande Gatsby (2013) questo lavoro appare più addomesticato, forse per timore reverenziale, sicuramente più vicino alle atmosfere da kolossal di Australia (2008). Seppur levigato, Elvis straborda comunque dai confini, sfreccia colorato come un trottola su un rettilineo prevedibile, focalizzandosi sul volto, sugli outfit e sulle pose di questa divinità dello showbiz.