Diretto da due registe, Bridget Savage Cole e Danielle Krudy, Buttiamo giù l'uomo (attualmente su Amazon Prime Video) suggerisce sin dal titolo un'intenzione femminista così apologetica da esserne evidentemente anche l'immediata presa in giro. E da subito capiamo che non tutto sarà come ci si aspetta, da una scena d'apertura memorabile in stile musical, dove disposti in armoniosa simmetria gli attori cantano e fanno anche l'occhiolino alla cinepresa; solo che non vengono accarezzati dalle studiate luci glamour dell'epoca d'oro di Hollywood, ma di tratta di ispidi pescatori del Maine, inguainati in pesanti paramenti impermeabili, impegnati a trafiggere pesci in un'atmosfera gelida.

Maine che, da terra tradizionalmente suggestiva di presunti orrori e misfatti, da Stephen King in giù, conduce anche qui a un omicidio poco dopo l'inizio del film: le sorelle Pris e Mary Beth, appena rimaste orfane come in un tradizionale racconto di formazione, si ritrovano a doversi liberare del cadavere di un uomo ucciso da una delle due per legittima difesa, dopo aver scorto nella di lui auto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere. Di lì una serie di eventi e incastri che ribaltano costantemente la situazione in tavola, mano a mano che si scoprono le carte dei personaggi della cittadina.

Savage Cole e Krudy, anche sceneggiatrici, si beano dei cliché sulla provincia americana dai mille segreti alla Peyton Place e li riutilizzano per fare il loro gioco: così ad esempio un paradigmatico gruppo di pettegole comari, che tutto osservano e giudicano dopo essersi autoproclamate detentrici dei valori della comunità, serve per dimostrare alfine, dopo averle conosciute meglio, la tendenza al facile etichettamento da parte di noi spettatori, ovvero esattamente ciò che stavamo rimproverando loro di fare.

In un universo quasi del tutto femminile, dove i personaggi maschili non sono mai al centro delle questioni di fondo, le registe si divertono a rimescolare le dialettiche polemiche spalmandole su molteplici polarità: la gioventù e la vecchiaia, il perbenismo e la promiscuità sessuale, la casalinghitudine e l'affarismo, l'assennatezza e la ribellione. Con ironia e sorpresa, però, gli schieramenti non sono sempre gli stessi, e le carte vengono sparigliate più volte nel corso della partita. Così il discorso sul femminile di cui Buttiamo giù l'uomo è chiaramente permeato finisce per dispiegarsi non in maniera dottrinale e programmatica, ma attraverso correnti sotterranee in cui riluccicano unità nella differenza e comprensione reciproca. 

Black comedy, commedia pura, thriller, noir, dramma, persino musical come si diceva innanzi (anche se i pescatori canterini dell'inizio si caricheranno sempre più di valenze da coro greco, col procedere degli eventi): coadiuvato da attrici molto abili a mantenersi sul filo della recitazione, Buttiamo giù l'uomo riesce a riutilizzare ogni potenziale sbilanciamento ai fini di un intrattenimento sagace della miglior specie, senza far avvertire alcuna difficoltà di transizione fra i vari registri. E, anche nel momento del drammatico confronto finale, inserisce in souplesse una poderosa russata. Inusuale e, diciamolo pure, lodevole.