Camilla arriva a Roma dalle campagne venete per lavorare nella famiglia Rossetti; quasi come fa Mary Poppins, dieci anni dopo, scendendo dalle nuvole e trasferendosi all’interno della casa dei Banks. Camilla non ha un ombrello parlante, né indossa, sul capo, un cappello con fiori sempre freschi. Infatti ha con sé solo la sua vecchia valigia, qualche vestito, la foto del figlio, un pacco pieno di mele e la sua fermezza e saggezza campagnola.
Luciano Emmer, Ennio Flaiano e Rodolfo Sonego portano in scena la storia di una giovane coppia e dei loro due bambini. Mario Rossetti studia per diventare medico, Giovanna, sua moglie, ha invece rinunciato ai suoi sogni e al suo amato pianoforte per prendersi cura della famiglia. Il pianoforte è un elemento centrale che, attraverso le sue melodie, lega i suoi familiari, nelle disgrazie e nelle riuscite, durante i litigi nevrotici e nei momenti di quiete; fa inoltre, da accompagnamento alla macchina da presa in ogni sua rivelazione sulle vicende che vedono i Rossetti protagonisti. Ricorda, per certi versi, la funzione dell’aquilone accomodato dei bimbi Banks. Mario Rossetti infatti, dopo alcuni tristi e fallaci tentativi di guadagnare qualche lira in più, mette da parte le grosse aspirazioni economiche, la segretaria, e decide finalmente di dedicare del tempo a suo figlio Andrea: chiedendogli di suonare per lui il pezzo su cui egli si esercita ormai da qualche mese. Grazie a Camilla - che fa sia le veci del grillo parlante, sia da cuscinetto emotivo per le due piccole pesti - la famiglia riesce a non dividersi.
Emmer si focalizza quindi sulla storia dei Rossetti inframmezzandola, di tanto in tanto, con quei brevi siparietti che ritraggono le storie degli altri personaggi. Ogni comparsa per lui ha un ruolo ben definito: il muratore, che indica all’inizio del film la strada a Camilla, lo si ritrova fino alla fine, quando riesce in conclusione ad offrire un grappino alla tatona. Anche la domestica canterina (e chiacchierona) si scopre essere una pessima domestica perché scappata dal suo paese a causa delle malelingue.
Luciano Emmer, dopo qualche anno dalla realizzazione di Camilla, sarà fra i registi più prolifici del Carosello, ma in questo film si prende gioco, con un’acuta e sottile satira, di quei prodotti farmaceutici che promettono alle donne di perdere peso. Dipinge come schifezze immonde quegli intrugli di verdure, erbe e cipolle (preparati da un medico svizzero) che neanche una veneta Doc riesce a trattenere nello stomaco. Emmer denuncia così, nel sottotesto, gli imbrogli che venditori, astuti e infami, cercano di propinare alla gente comune. La denuncia verbale la fa provenire anche da Rossetti che, anche dopo essere diventato medico della mutua, e forse proprio per questo, continua a non avere voglia di visitare i propri pazienti. Emmer, Flaiano e Sonego si mascherano quindi, dietro le scherzose e irriverenti battute, che la tata campagnola intesse contro il sistema corrotto dei medici e delle case farmaceutiche.