Aleksandra Chochlova ebbe una attiva e proficua collaborazione con il marito Kulešov sia come assistente che come attrice nei suoi film. L’occasione per la Chochlova di dimostrare le sue doti registiche in solitaria avviene nel 1929 con il benestare dello scrittore Viktor Borisovič Šklovskij che le propose di adattare tre dei suoi racconti. Il primo è Delo s zastežkam (it. Il caso dei fermagli), una critica feroce alle contraddizioni della borghesia pre-rivoluzionaria. Tra tutte spicca la loro religiosità di comodo legata più che altro alla speranza di un vantaggio futuro e al fatto che la chiesa “è il posto dove è più facile cambiare le banconote”. Nel film troviamo tutta l’incomunicabilità tra proletari e borghesi, dove i secondi hanno tutto ma non vogliono dare nulla, mentre i primi faticano per non ricevere nulla.
Tre ragazzi accettano di aiutare un’anziana a smantellare una vecchia struttura in disuso. Mentre questi lavorano la donna legge la Bibbia e uno dei tre si mette ad ascoltarla rapito. Questo avvicinamento è però solo apparente e destinato a fallire. In casa si prepara cibo in abbondanza, anche se lì vivono solo l’anziana signora e la sua serva. Il giovane, dopo aver sacrificato la sua paga e il cibo, rifiuterà la fede quando capirà che la religione non riempie lo stomaco. Nel cinema della Chochlova, infatti, chi ha tanto non è disposto a condividere i suoi averi, dimostrando come fatti e intenti siano difficili da conciliare quando in gioco è il proprio bene personale.
Accade qualcosa di simile anche in Saša dove una giovane donna si ritrova a vivere in caserma dopo che il marito è stato accusato, ingiustamente, di aver ucciso il maestro del villaggio. Sebbene il finale sia mutilo, anche qui la figura più ambigua è data dal ricco del villaggio che accusa subito il marito di Saša di omicidio per poi mandarla in città con false credenziali nella speranza di togliersela dai piedi e non portare avanti le indagini.
Se da una parte la Chochlova abbraccia le teorie e innovazioni di Kulešov, tra tutte vi è un ampio utilizzo del celebre effetto Kulešov, dall’altra notiamo un’attenzione al realismo, specialmente in ambito recitativo, molto lontana dai gusti del marito. Seguendo le teoria di Stanislavskij, la regista voleva, infatti, che gli attori si identificassero il più possibile al ruolo che stavano interpretando. La cosa funzionò, tanto che la stessa Choclova raccontò che dopo la consegna di Delo s zastežkam le chiesero dove avesse trovato dei veri vagabondi per le riprese e lei dovette ammettere che si trattava, in realtà, di attori e studenti di cinema. Una realtà che lascia stupiti ancora oggi!