Scrive Gianni Canova nel fondamentale Divi duci guitti papi caimani (Bietti Heterotopia, Milano, 2017) che il biopic politico italiano ha privilegiato “la strada del cinema-inchiesta, del mockumentary o del cinema verità” e solo recentemente, “indotto dall’inafferrabilità del fantasma del potere”, ha scelto di sperimentare nuove forme, adottando “la strategia della maschera su un registro espressivo che oscilla fra l’allegorico e il grottesco”. I titoli di questi film non infrangono il tabù del nome, scegliendo pseudonimi, come Il caimano e Il divo: epiteti all’epoca nemmeno tra i più adoperati nel dibattito pubblico, eppure oggi talmente popolari da non lasciare dubbi.

Dicendo Loro sappiamo che parliamo di loro, ma soprattutto di lui. Partendo dal 2006, all’indomani della sconfitta elettorale, Paolo Sorrentino mette in scena un Silvio Berlusconi in crisi, che per uno strano cortocircuito è anche l’ex governante che si lecca le ferite dopo l’uscita del Il caimano. Il film di Nanni Moretti uscì alla fine di marzo, circa venti giorni prima delle elezioni che portarono alla risicata vittoria del centrosinistra, e alcuni vi videro l’operazione elettorale dell’ex girotondino, dimostrando tutta la miopia – o la paura – nel non saper (volere?) leggere un film che decretava la persistenza, l’inafferrabilità, l’enigma di Berlusconi. Nel frattempo, Marco Bellocchio ha toccato il tema di traverso: Vincere, certo, ma come non vedere in Bella addormentata l’annuncio di quel senso della fine che pervade almeno alcuni di loro?

Dodici anni dopo, Sorrentino pare ripartire da Moretti, consapevole, tuttavia, di tutta la storia che è scorsa da allora: la compravendita dei senatori, il ritorno al governo, gli scandali sessuali, la separazione, la crisi economica, i processi. E l’esplosione del suo privato, che Moretti lasciava fuori campo. Tutti questi elementi sono sì presenti in Loro, che termina pochi mesi dopo il terremoto de L’Aquila, apice del consenso di Berlusconi, ma a Sorrentino interessano fino ad un certo punto. Riecheggia l’attore Moretti ne Il caimano quando dice “chi sa sa e chi non vuol vedere non vede”, raccomandando alla regista Jasmine Trinca che “è sempre il momento di fare una commedia”.

Loro è una commedia. Grottesca, qua e là melodrammatica, spesso scollacciata. Con un occhio alle pagine di Chi (l’house organ, erede editoriale di una rivista che si chiamava Noi…) e un altro al cinepanettone, l’universo che più ha interiorizzato il berlusconismo e che, guarda caso, decade nel 2011, l’anno delle dimissioni. Specialmente in Loro 1, attraverso Veronica sembra addirittura vagheggiare una “commedia del ri-matrimonio”, con il cagnolino catapultato da L’orribile verità ma schierato dalla parte del seduttore, come i tanti ammiratori mai furbi quanto il capo e destinati a non poter essere mai come il divo. Se volessimo seguire lo schema di quel filone, potremmo individuare le tappe che mettono alla prova l’amore dei coniugi. Eppure pare essere l’ennesimo depistaggio di un film sfuggente e disorientante, che peraltro tra la prima e la seconda parte compie un dirompente slittamento narrativo.

Loro 1 è un’escalation liquida ed eruttiva sul percorso di avvicinamento di loro con l’un(ic)o, con la speranza di approfittarsi del suo potere. Loro 2, invece, non solo vive di frammenti, ma è dominato da un protagonista colto sempre in faccia a faccia, dialoghi, confronti, rese dei conti. Si passa dalla droga che piove dal cielo al down di una tristezza indecifrabile con la psicologia. Le cose sono molto più semplici di quanto vi ostinate a credere, ammonisce Berlusconi che, consapevole e fiero della sua maschera, non rivela mai se stesso: entra in scena come odalisca, interpreta il re alle sfilate di moda, indossa la bandana, si traveste da salvatore della patria, si sdoppia nell’uomo in più Ennio, riconfigura se stesso attraverso suggestioni napoletane (la telefonata, Malafemmina e Cicirinella, la festa a Casoria). Se Berlusconi resta un enigma che tocca a noi sciogliere, la paura, l’ossessione, l’inesorabilità del tempo che passa si confermano il cuore del cinema di Sorrentino: Loro è un film su Sorrentino?