Al liceo si sta un po' come in una bolla d'aria, inscalfibili e ingenui. La spensieratezza ricopre quegli anni con un manto protettivo altrettanto resistente, ma contro le difficoltà di un mondo che non sia quello della propria aula scolastica si resta inermi, inevitabilmente scoperti. Raccontare questa distanza e il contrasto che esiste tra due realtà prossime a scontrarsi, il conseguente affiorare del disincanto e della cosiddetta e tanto anelata "maturità" è l'interesse primario di Luciano Emmer, in uno dei suoi film più trasparenti e intimistici, Terza liceo, seguendo peregrinazioni amorose, lotte e rivolte. Siamo a Roma alla metà degli anni '50 e la IIIC del Liceo Gobetti di Roma si prepara ad affrontare un anno decisivo, l'esame di stato è alle porte allo stesso modo di ciò che verrà dopo.

La narrazione è corale e i punti di vista sono tantissimi, ogni personaggio possiede problematiche a sé stanti e tratti distintivi che Emmer non lascia mai abbozzati o in chiaroscuro, definendoli tutti attraverso delle micro strutture drammaturgiche che funzionano dall'inizio alla fine, ciascuna con sviluppi intrinsechi più che coerenti; le stesse che andranno  poi a insinuarsi nell'architettura generale del film.

Terza liceo è un documento della società dell'epoca senza l'aspirazione di volerlo essere, lo scanzonato racconto della quotidianità di questi giovani che si affacciano alla vita, con un tale attenzione verso il progredire dei sentimenti – o viceversa –, le vicende scolastiche, l'ansia prima delle interrogazioni e le tenzoni amorose che il fare caso al dettaglio diverrà una vera e propria cifra di stile per Emmer che non trascurerà neanche nei documentari d'arte. Il liceo è qui momento di transizione, un limbo che sembra più un sogno, l'ultimo, antistante la realtà reso dal bianco e nero traslucido e granuloso della fotografia di Mario Bava.

Per i protagonisti del film, l'ultimo anno di liceo è anche il momento del crollo immaginifico, il momento in cui le illusioni e la pretesa di poter essere tutto e andare dovunque svaniscono, entrando a contatto con la brutalità e crudezza del mondo adulto e la scelta di Lucia è in questo senso fondamentale. Ma chissà, però, dove andranno a spalmarsi tutti i ragazzi della IIIC, in giro per l'Italia. E il film di Emmer ci lascia proprio con questo dubbio: con l'ultimo sguardo di Lucia e il liceo che lentamente va dissolvendosi.