Il First Man, ovvero il primo uomo a fare un grande passo per l’umanità, è Neil Armstrong (Ryan Gosling). I suoi tormenti e le sue inquietudini sono parallele alla tristezza, mista al desiderio di cominciare una nuova vita, della moglie Janet (Claire Foy) e dei due figli. Neil è già sulla Luna ancor prima di affondarci il piede. La guarda, la sogna e la studia costantemente. Il trasloco, i mesi, gli anni, e gli innumerevoli lutti si susseguono in una serie di incidenti ed errori, ma Neil sembra essere in una bolla; pensa solo a prepararsi per ciò che avverrà. Le proteste dei pacifisti non lo scoraggiano, gli occhi persi di Janet non riescono a raggiungerlo. Le proteste dei politici e dei finanziatori sono cose da lui distanti. Per il bene della scienza è pronto a tutto, e superare l’Unione Sovietica è l’obiettivo di tutti.

Damien Chazelle in First Man ha deciso di lasciare la sua impronta più riconoscibile: l’uso del sonoro. Le rare melodie, i respiri, gli affanni e gli stordenti rumori suscitano l’idea di ciò che gli astronauti stanno vivendo. Chazelle si rifà alle lezioni dei grandi maestri e si vede. L’immagine sporca diventa perfetta, per l’intensificazione di quel costante senso di claustrofobia che Neil e i suoi colleghi vivono anche all’aria aperta. Gli astronauti (Neil soprattutto) sembrano essere sempre dietro ad un finestrino, mentre scrutano il vuoto e l’ignoto sperando di intravedere la luce ed il realizzarsi del grande sogno americano.

La squadra Chazelle e Gosling si conferma vincente e affiatata, la macchina da presa pare la coscienza del protagonista che si guarda come attraverso uno specchio. La coppia Gosling e Foy dimostra di avere un’intesa perfetta sia nel gioco di sguardi, che nelle brevi, ma essenziali, conversazioni tra marito e moglie. Narrato in prima persona e con un cast composto da innumerevoli occhi blu - che guardano sempre, ma in modo totalmente diverso, verso l’alto - lo sceneggiatore premio Oscar Josh Singer (Spotlight) predilige sporadici e brevi sussurri tra i diversi personaggi.

Con gli amici e colleghi - come quelli interpretati da Jason Clark, Olivia Hamilton - lo scambio di battute è ridotto al minimo. A narrare gli avvenimenti e la storia sono le immagini e il costante sottofondo assordante di motori in partenza e lamiere in azione, ai quali si contrappongono le immagini ferme, e quasi sospese nel tempo, ed il silenzio più profondo dello spazio.

Chazelle separa la vita di astronauta e icona di Armstrong, da quella di marito e padre, avvalendosi di testimonianze dirette, come hanno spiegato lui e Singer durante la conferenza tenutasi in occasione della prima mondiale alla 75 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Chazelle ha infatti deciso di comunicare il lato più biografico della vita di Neil Armstrong mantenendo un costante equilibrio tra il lato più intimo e quello più scientifico.