Con la nascita della nuova onda del cinema iraniano, Dariush Mehrjui ha girato The Cow (Gav, 1969) sceneggiato da Gholam Hossein Saedi e basato sul suo libro di otto novelle Azadaran-e Bil (1964).  The Cow è stato il primo film che realmente ha dei tratti della letteratura contemporanea iraniana. La sceneggiatura è basata completamente sulla quinta storia del libro Azadaran-e Bil, che racconta la storia di Hassan che, da quando ha perso la sua mucca, si sente una mucca. Il regista ha utilizzato tutte le novelle del libro (qualche volta apportando qualche modifica alla storia, come la terza e la settima novella che si ritrovano nella sceneggiatura di The Cow), per disegnarne i caratteri.

Il racconto semplice e molto reale è sempre stato una caratteristica centrale dall’inizio del cinema contemporaneo iraniano, e il film The Cow è una pietra miliare della cinematografia iraniana, che gli vale inoltre l’attenzione della critica nazionale e internazionale, segnatamente ai Festival di Venezia e di Chicago. Mehrjui ha potuto raccontare, attraverso la semplice storia di un contadino, che con la morte della sua unica mucca perde anche la sua vita, una società povera che dopo la modernizzazione è in attesa di un futuro che il Governo non ha programmato. The Cow, di taglio documentaristico, è una storia semplice ma di concetto, una favola crudele sulle fasce più povere della popolazione, usata dal regista per criticare i politici di RezaShah per la loro opera di modernizzazione molto lacunosa delle aree rurali. Intellettuale e’ l’intreccio. Il film finisce con la morte del protagonista mentre è in cammino sulla strada che porta alla città. Quest’ultima scena vuole rappresentare l’incapacità dei contadini di raggiungere la modernizzazione tanto invidiata.

L’estetica di The Cow si basa sul neorealismo, sullo sviluppo della narrazione, sulla creazione dei caratteri e dell’angosciante atmosfera presa dal teatro iraniano degli anni ’60 e dall’aspetto realistico della sceneggiatura di Saedi. Tali elementi hanno attinto anche dall’elaborazione delle tecniche cinematografiche e dalla crescente recitazione nel teatro degli anni ’60, contribuendo a dare una marcia in più a questo film. Cosicché nasce un linguaggio cinematografico maturo ed un’estetica interpretativa.

Il linguaggio ironico, il realismo nello svolgimento del film, l’allusività psicologica, la filosofia e gli aspetti sociali, sono tutti aspetti realizzati in The Cow, come anche gli elementi risultanti dallo sviluppo estetico del cinema iraniano. Il cinema di Mehrjui, da questo film in avanti, svolgerà sempre un ruolo molto importante nel migliorare il gusto estetico dello spettatore ed attirare un più vasto pubblico. Perfino l’applicazione estrema del simbolismo e la creazione di un cinema ideologico, come Il postino, sono serviti per tradurre il cinema intellettuale di Fellini in un linguaggio comune a tutti. O ancora, come ha realizzato in Hamoun e Leila, l’esperienza del flusso di coscienza, il racconto concettuale e i vari ambienti del racconto sono stati presentati con una intellettualità accessibile, cioè con una struttura adattabile a tutte le fasce di pubblico, e ha volgarizzato i fattori estetici dello stile moderno nel cinema iraniano.

 

Narges Bayat