“La moglie dell’aviatore” dentro le traiettorie del cuore e del destino

Con La moglie dell’aviatore, Rohmer inaugura un esperimento antropologico (dopo la sociologia dei Sei racconti morali) costituito da una leggerezza formale e da una profondità di contenuti, in cui artificio e naturalezza si strizzano vicendevolmente l’occhio, basterebbe citare a tale proposito una delle ultime battute pronunciate da Anne: “La vita a me piace soprattutto quando assomiglia a un romanzo”.

“La donna che visse due volte” e la critica

Non possiamo abbandonare il ricordo di La donna che visse due volte – presentato in queste settimane in tutta Italia per il progetto Cinema Ritrovato al cinema – senza aver (ri)letto un po’ dell’accoglienza critica del film, notoriamente uno dei più discussi di Hitchcock. Ecco una ricca antologia. Come scrive Gianni Amelio: “Vertigo non è solo un film di morti. È anche – o soltanto – un film di vivi che non possono amare. E ci fa venire davvero i sudori freddi (sueurs froids, come da titolo francese). Ma non perché c’è una porta che scricchiola o una mano che agita un coltello. Perché ci insinua un sospetto: forse il solo amore eterno di cui siamo capaci è quello per chi non ci appartiene più. L’amore che non muore è l’amore per un fantasma”.