“La trama fenicia” speciale III – I codici della deviazione
Una spy story industriale ispirata a Rapporto confidenziale di Welles, dove l’ansiogeno assestamento economico, tra dirottamenti aerei e attentati, inscena l’unico gap da colmare, quello tra vita e morte, che si riaffaccia dopo Asteroid City; là nella malinconia desertica del lutto più crepuscolare, qui in un colorito e inesorabile capitalismo, sempre all’interno di famiglie disfunzionali.
“La trama fenicia” speciale II – Le dedizione formale
Quelle che potrebbero apparire come variazioni sul tema più o meno riuscite, esercizi barocchi di minuzia estetica ed eccessivo manierismo, al contrario, se si allontana lo sguardo dalla singola opera e si considera la totalità della produzione cinematografica di Anderson, appaiono inequivocabilmente come l’evoluzione di un regista che sa esattamente chi è e chi vuole diventare. Ed è proprio nella preservazione e nella rottura di questo preciso schema di regole autoimposte che il regista texano si muove più liberamente
“La trama fenicia” speciale I – Lo schema della sottrazione
Wes Anderson sembra, nel suo ultimo lavoro, rinunciare a molti orpelli stilistici, alla densità visiva e al citazionismo dei suoi film, per creare una narrazione più essenziale che mantiene inalterato il suo stile visivo, ma che lo epura dai suoi rivoli più estrosi per renderlo più semplice e schematico. Un cambiamento che non è necessariamente negativo, e che risponde, forse, al bisogno di operare una modifica e di sperimentare con la sottrazione.