Si conclude il Cinema Ritrovato con la proiezione di A Hard Day’s Night (1964), film omonimo dell’album che uscì pochi giorni dopo. Il discorso di Farinelli commuove la vasta platea (come spettatrice avrei applaudito ogni frase) ricordando alcuni eventi significativi del festival che quest’anno ha ottenuto la partecipazione di ventitré paesi, come l’esperienza della piazza, le sale piene, le proiezioni a carbone, le proiezioni dei film di James Dean, di Peter Sellers, l’intervento di Ettore Scola della sera precedente…Dopo i fuochi d’artificio di Londra del 1904, introduce Richard Lester, regista del film, con i suoi ottantadue anni mascherati dall’elisir di giovinezza che caratterizza le vite realizzate. Ricorda con affetto l’esperienza delle riprese, la sintonia con John Lennon in particolare. Ricorda il soprannome che gli era stato dato dai quattro: “il Regista Ruspante”, tutti ne sorridono. Infine parla del successo del film affermando “…it is not for what I did, it is for how good those guys from Liverpool were”.
Il film è scritto in modo da poter mostrare elementi che potessero imitare la realtà, la vera esperienza del gruppo, inserendo comunque elementi surreali. Le personalità di queste pietre miliari della storia della musica sono rette da un copione autobiografico che lascia al pubblico la possibilità di percepire l’intesa, la grande amicizia che aveva unito questi quattro ragazzi e li aveva portati a proteggersi l’un l’altro. Il portare davanti a tanta gente quella musica verso la quale l’amore sembra essere innato. Non esiste una “prima volta” per ascoltare i Beatles, anche una canzone sconosciuta risulta come un déjà vu e quando ci si innamora non c’è modo di non affezionarsi a quei testi.
La proiezione rallegra l’intera piazza, unita in una gioia contagiosa esplosa con l’applauso finale. Senza togliere assolutamente niente a nessuno, ci tengo a chiarire il mio apprezzamento per ogni scena con Ringo Starr. Adorabilmente imbranato, provvisto di una notevole autoironia di cui sono convinta sostenitrice. Ora non c’è che da aspettare la prossima estate, sperando che sia magica come questa, se non di più.
Eugenia Carraro