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Il cinema della Trizona e i campi di concentramento
Gli elementi più potenti e sconvolgenti di Di toit milen (I mulini della morte) di Hanuŝ Berger, cortometraggio “educativo” del 1946 che fu tra i primi lavori tedeschi a entrare nei campi di concentramento e guardare in faccia i risultati dell’Olocausto, non sono i cadaveri ammassati, i corpi scheletrici, le fosse comuni o i bambini vittime delle sperimentazioni scientifiche. Non che queste evidenze dell’orrore, ovviamente, lascino indifferenti, ma ciò che più colpisce e turba oggi sono i volti dei cittadini tedeschi. Il film infatti, dopo aver rappresentato ciò che era accaduto tra quelle mura, rafforzando la durezza delle immagini esplicite con una voce narrante altrettanto dura, accusatoria e precisa, racconta il momento in cui le forze alleate decisero di portare i cittadini di Weimar in visita al vicino campo di concentramento di Buchenwald.