Andrea De Vinco
“Gigi la legge” II. La leggerezza dell’osmosi
La leggerezza del girovagare in questo tempo sospeso ma reale rivela molto più di quello che fa concretamente vedere. Si perdono i personaggi, si allentano i confini della finzione e avviene un’osmosi tra cinema e realtà che con il passare dei minuti ipnotizza lo sguardo di chi ha bisogno di arrivare necessariamente ad una fine. Gigi la Legge termina soltanto per cause di forza maggiore, perché un Gigi continuerà a pattugliare la sua area di competenza anche laddove sembra non essercene alcun bisogno.
“La stranezza” e le zone d’ombra pirandelliane
Il regista siciliano deve aver intuito che il compito del cinema non è soltanto ricostruzione filologica o calco esatto di oggetti ben definito, ma anche evocazione, atmosfera e bugie a fin di bene. La stranezza è il filler di una zona d’ombra che fa dello spirito il suo obiettivo, liberandosi della pesantezza e degli ostacoli dell’adattamento. Non c’è arma migliore del tradimento per ottenere un risultato un risultato fedele all’originale. La narrazione si concentra sulla commistione di arte e vita, una cifra centrale nella produzione di Pirandello.