Hitler’s Reign of Terror, presentato nella sezione “Il cinema in guerra contro Hitler”, è senz’altro una delle rarità più incredibili di questa edizione del Cinema Ritrovato. Nel 1933 Cornelius Vanderbilt Jr., proveniente da una famiglia altolocata ma più interessato al cinema che alle attività familiari, partì per l’Europa e sfruttò il proprio conosciuto nome per avvicinare e intervistare gli statisti e i politici più importanti dell’epoca: tra questi, Stalin, l’ex Kaiser, Mussolini e, soprattutto, Adolf Hitler, di cui mise subito in luce la personalità megalomane, la follia, la sete di potere e la capacità di persuasione, profetizzando il pericolo di una guerra devastante. Dopo la prima del film a New York nel 1934, Hitler’s Reign of Terror fa infuriare l’ambasciata tedesca, e l’MPAA lo fa sparire dalla circolazione. Pochi anni e le previsioni di Vanderbilt si concretizzano drammaticamente: nel 1939 Cornelius rimonta il film terminandolo con molti minuti di immagini dei bombardamenti che rasero al suolo Varsavia e le altre città europee. Una copia di questa versione, probabilmente l’unica rimasta, è riemersa fortuitamente dagli archivi della Cinémathèque in Belgio, rendendo possibile finalmente la diffusione del film.
Hitler’s Reign of Terror è al contempo un documento storico straordinario e peculiare nella forma: Cornelius, che aveva girato in autonomia senza alcun permesso, non poté infatti inserire il prorpio footage nel film, ricorrendo invece a ricostruzioni delle proprie interviste con se stesso e attori ad interpretare gli statisti. Nel documentario è lui stesso a raccontare la propria avventura in forma di intervista al giornalista e suo collaboratore Edwin C. Hill: la sicurezza con cui Cornelius parla della follia di Hitler e dei suoi gerarchi (quella di Goebbles è addirittura documentata da un certificato di ricovero in manicomio datato 1925), il riferimento alle agghiaccianti idee del Führer sugli ebrei e sulla religione, l’inserimento di veri e propri avvertimenti al governo americano -con tanto di scritte a caratteri cubitali e bizzarre invenzioni sceniche, come il braccio minaccioso che emerge da una mappa della Germania per abbattersi a carpire tutti gli stati circostanti- attestano che la denuncia di Vanderbilt era forte, chiara e inequivocabile, e troppo spaventosa perché gli Stati Uniti e l’Europa decidessero di ascoltarla.
Chiara Checcaglini