Quale miglior luogo e Il Cinema Ritrovato per una panoramica mozzafiato sulle glorie del cinema francese? Bertrand Tavernier ripercorre la storia di una delle cinematografie più blasonate del mondo con un documentario monumentale e squisitamente cinefilo. Prospettiva scevra da ogni tentazione di oggettivismo, Voyage à travers le cinéma français è un viaggio dove i ricordi del cineasta costituiscono itinerario e mappa, tracciando un percorso che molto spesso esce dalle rotte ufficiali. Mantenendo sullo sfondo una progressione temporale costante, che funge allo spettatore da bussola, Tavernier ci guida alla scoperta di alcuni tesori nascosti della cinematografia franca: all’ombra di Becker scopriamo Edmond Gréville, e, poco lontano dal torreggiante Jean Renoir, Gilles Grangier e Jean Sacha.Colpisce come film dimenticati nelle pieghe della grande storia si mostrino vivi, ricchi di invenzioni e ancora meritevoli di plauso; delizia qui l’action spionistico di Sacha Cet homme est dangereux, con una scrittura frizzante capace di dare lezioni a svariate pellicole più conosciute. I meriti dell’opera vanno oltre una semplice archeologia dell’inusuale, con pellicole e cineasti sconosciuti esumati e ordinati davanti agli occhi della platea. Tavernier ritorna anche su fotogrammi di opere celebri, illuminando scene familiari di luce nuova. Sequenze de Casco d’Oro, La Regola del Gioco e Il Bandito delle Ore Undici acquistano nuove sfumature grazie alla voce del  regista, che evidenzia ora un movimento di macchina, ora una scelta della mise en scène, guidando lo sguardo del pubblico di inquadratura in inquadratura. Nel leggere le pellicole più conosciute, Voyage à travers le cinéma français diventa lezione di cinema, capace di accendere vampe di entusiasmo facendoci indossare, per la durata del viaggio, gli occhiali di un cinefilo sinceramente innamorato.

Il documentario non si ferma ai registi, ma abbraccia l’intera famiglia che gravita intorno alla macchina cinema. Si rende omaggio a Maurice Jaubert, compositore responsabile  delle partiture de Zero in Condotta e l’Atalante, allo scenografo Alexandre Trauner, che in Alba Tragica ha voluto la casa di François all’ultimo piano, e a Jean Gabin, a cui Tavernier dedica una porzione del documentario di efficacia quasi manualistica. Gabin ci viene presentato nella sua interezza, mostrando come e dove le scelte dell’uomo riverberano nell’attore, dall’archetipo del working class hero all’indimenticabile commissario Maigret: difficile scindere i suoi ruoli della maturità dall’uomo che definì Renoir une putain per la sua incoerenza in terreno politico.

Questa vera e propria visita guidata al grande giardino del cinema francese, costituita dall’accorpamento di più episodi di un format da cinquanta minuti l’uno, ha già avuto modo di conquistare le platee di Cannes, e ora si rivolge al mondo intero. Ci auguriamo possa al più presto trovare una distribuzione coraggiosa,  capace di far viaggiare questo gioiello per i continenti.

Gregorio Zanacchi Nuti