Le commedie di Ernst Lubitsch sono da sempre considerate le più sofisticate e raffinate di quel periodo d’oro che sono stati gli anni ’30 per il genere. Raffinatezza, intelligenza e originalità sono sempre state prerogative del suo cinema, a partire dai primi film muti girati in Germania, giungendo alla consacrazione americana.

Divenne esempio e guida per molti autori che diverranno vere e proprie colonne portanti del cinema di genere successivo. Billy Wilder, per citarne uno, fece incorniciare sul muro del suo ufficio a Hollywood un promemoria che recitava: “How would Lubitsch do It?” (“Come lo farebbe Lubitsch?”).  La sezione Ritrovati e Restaurati propone uno dei suoi film più apprezzati, Mancia competente (Trouble in paradise), del 1932 in una versione 35 mm restaurata nel 2017 da UCLA & Television Archive e The Film Foundation, grazie al finanziamento di George Lucas Family Foundation.

Al centro della vicenda Gaston Monescu, ladro d’alto bordo, la sua donna Lily, anch’essa ladra e truffatrice, e una ricca e giovane vedova, la bella e seducente Mariette Colet. I due malfattori decidono di agire sotto falso nome e ingraziarsi la ricca ereditiera per compiere il colpo che potrebbe cambiargli la vita e fuggire assieme, lasciandosi tutto alle spalle. Ovviamente sorgeranno diverse difficoltà: Gaston cederà al fascino di Mariette, se ne innamorerà e metterà a repentaglio la buona riuscita del piano; un ricco corteggiatore della donna che in passato fu truffato da Gaston finirà per riconoscerlo affrettando la partenza del ladro e una scenata di gelosia da parte di Lily cambierà quel che sarebbe dovuto essere il normale sviluppo delle cose.

L’intera narrazione sembra non avere la minima crepa, tutto è incastrato alla perfezione, gli attori riescono a rendere al meglio il grandissimo lavoro di scrittura che tiene in piedi solidamente il film, intriso di doppi sensi e battute che non fanno altro che confermare la grande abilità del maestro tedesco ad aggirare la censura utilizzando espedienti di raffinatissima intelligenza. Il codice Hays entrerà in vigore a tutti gli effetti solamente due anni dopo l’uscita di questo film, per questo, inizialmente riuscì a non essere soggetto a censura; nonostante ciò una riedizione del film di tre anni successiva avrà problemi e risulterà “non moralmente accettabile” secondo i canoni imposti dal Production Code.

Oltre all’intensità di questo fiume di parole e gesti che conducono lo spettatore al gran finale senza un attimo di tregua, il Lubitsch touch si scorge nell’utilizzo di alcuni espedienti visivi di altissimo livello, come le ombre lunghe di Gaston e Mariette che paiono coricate una accanto all’altra sul letto, gli innumerevoli particolari e dissolvenze che costellano l’intero film e soprattutto “la commistione irresistibile tra erotismo e furto, l’allusione a come, fuori o dentro il paradiso, farsi ladri l’uno dell’altro rientri tra le strategie fondanti dell’amore.” Lo stesso Lubitsch affermerà: “sul piano dello stile, non ho mai più fatto nulla che superasse o nemmeno eguagliasse Trouble in Paradise”.