Reduce dal grande successo al botteghino in patria, sbarca al primo giorno del Future Film Festival 2016 nella sezione Premiere dei film fuori concorso Chronicles of the Ghostly Tribe, ultima fatica di Lu Chuan. Considerato una delle nuove promesse della cinematografia cinese, il regista abbandona i soggetti di matrice storica che avevano caratterizzato i suoi ultimi film (City of Life and Death e The Last Supper) per confezionare una pellicola fantasy tratta dal romanzo Ghost Blows Out the Light di Zhang Muye, best seller asiatico del 2006 nato come online novel di immediato successo.

Hu Bayi, soldato della Repubblica Popolare Cinese, sceglie di partecipare ad una spedizione nelle viscere di un ghiacciaio capitanata dal professor Yang per restare vicino alla figlia di quest’ultimo, Ping, di cui è innamorato. Il gruppo, dopo essere sopravvissuto a mille imprevisti, si imbatte in un portale appartenente ad una civiltà aliena. La riattivazione del misterioso marchingegno da parte del professore porta a conseguenze incredibili e alla scoperta da parte di Hu Bayi delle sue vere origini.

Sorta di versione cinese dei film d’avventura/fantasy americani stile La mummia di Stephen Sommers: un manipolo di volti noti dello star system locale si raduna per fronteggiare una minaccia proveniente dal passato, il tutto coadiuvato da una massiccia dose di effetti speciali. Proprio questi ultimi costituiscono il piatto forte: oltre alle esplosioni di rito, Chuan mostra un’indiscutibile maestria nell’uso della CGI con orde di pipistrelli infuocati e mostri canini estremamente credibili.

Visivamente le peripezie dei protagonisti sono raccontate a dovere – regalando anche qualche divertente e divertito omaggio al musical –, ma ciò non riesce a salvare interamente una sceneggiatura (scritta anche da Chuan stesso) confusa e costellata da buchi narrativi e ambiguità. Spiriti e alieni si confondono in un girotondo di adrenaliniche scene action, siparietti comici fuori luogo spezzano la narrazione e la promessa di successivi capitoli si trasforma nella scusa per disseminare la trama di spunti privi di sviluppi.

Stupisce come un’opera simile, capace di rivaleggiare (in pregi e difetti tipici del genere) con le grandi produzioni d’oltreoceano, non varchi i confini nazionali restando appannaggio della distribuzione locale. Chronicles of the Ghostly Tribe dimostra ancora una volta come l’industria cinematografica cinese sia per gli occidentali un gigante invisibile, capace di produrre costosissime pellicole destinate, salvo poche eccezioni, al consumo interno.

Gregorio Zanacchi Nuti