Presentato quest’anno in anteprima al Sundance Film Festival, Grandma arriva finalmente in sala al Lumière all’interno della sezione cinematografica di Gender Bender. Elle, poetessa femminista prossima ai 70 anni, poco dopo aver rotto con la sua fidanzata riceve la visita inaspettata della nipote, Sage. La giovane ragazza ha bisogno di aiuto: nel pomeriggio ha appuntamento in una clinica per abortire e le servono 600 dollari. La nonna non si tira indietro e, a bordo della sua auto d’epoca, andrà in giro per Los Angeles con Sage, facendo visita a vecchie conoscenze, cercando di raccogliere il denaro necessario. Per Elle sarà un’occasione per riflettere su questioni del passato e ristabilire un rapporto con sua figlia e sua nipote.

Grandma costituisce quella che si potrebbe definire una dramedy, ossia una commedia dai risvolti drammatici. Nonostante le tematiche affrontate siano piuttosto serie – dalla fine di una relazione all’aborto, dall’elaborazione di un lutto ai conflitti familiari – il regista Paul Weitz (anche autore del soggetto) riveste il film di uno strato di ironia che non abbandona mai la scena. Il fulcro della storia è costituito dal confronto generazionale, che vede in scena una nonna, femminista radicale che ha letteralmente fatto a pezzi la sua carta di credito; una madre in carriera con il tapis roulant al posto della sedia in ufficio; e una figlia adolescente, confusa e determinata al tempo stesso.

Suddiviso in sei capitoli, il film scorre veloce grazie ad una sceneggiatura che regala battute davvero esilaranti e ad uno stile narrativo essenziale, che non lascia spazio a tempi morti. Controcorrente rispetto alla durata media attuale dei film, che difficilmente scende sotto i 120 minuti, Grandma con i suoi 79 minuti è la dimostrazione che un buon soggetto fa la differenza, nonostante il budget a disposizione possa essere modesto (il film è costato 600.000 dollari ed è stato girato in 19 giorni di riprese).

Anticonvenzionale, femminista e cinica, la Grandma interpretata da una strepitosa Lily Tomlin è uno di quei personaggi che non si dimenticano facilmente: impossibile resistere a una donna burbera e gentile allo stesso tempo, in grado di esprimere un arcobaleno di emozioni senza mai abbandonare il suo atteggiamento irriverente e schietto. Ciò che colpisce favorevolmente di Grandma è anche la capacità del regista di raccontare una storia che, priva d’intenti militanti, si focalizza semplicemente sulle persone e le loro relazioni. Si parla di amore, di rimpianti, di rancore, di paure e di speranza: poco importano gli orientamenti sessuali delle protagoniste del film.

In un’intervista Weitz ha dichiarato: “Avevo chiaro anche il fatto che non avrei voluto manipolare più di tanto lo spettatore per cui al montaggio era già arrivato un film senza grandi climax o scene madri che portassero lo spettatore volutamente in una direzione.” Ed è proprio in questa assenza di climax forzati o di scene madri strappalacrime che risiede la potenza di Grandma: ci si emoziona senza sentirsi obbligati a farlo.

Barbara Monti