Presentato in anteprima al Tribeca Film Festival di New York nel 2014, Mala Mala arriva in sala al Lumière in occasione di Gender Bender. C’è chi si guadagna da vivere battendo la strada, chi si esibisce come drag queen, chi vorrebbe svegliarsi finalmente una mattina e non avere più quel seno tanto ingombrante…Nove sono i protagonisti di Mala Mala, documentario girato nel corso di tre anni, che offre uno spaccato sulla vita della comunità transgender a Puerto Rico.

“Noi siamo la nostra essenza”. Basta questa frase, in apertura del documentario, per capire che, dietro la fotografia patinata e scintillante e le accattivanti sonorità dal fascino anni ’80, Mala Mala è in realtà un ritratto intimo e toccante del transgenderismo.

Discriminazione, inadeguatezza, identità di genere, desiderio di cambiamento: i nove protagonisti si raccontano di fronte alla macchina da presa di Dan Sickles e Antonio Santini, cercando di spiegare in cosa consiste la loro quotidianità. Li vediamo intenti a prepararsi prima di un’esibizione, uscire a mangiare con il proprio fidanzato, aggirarsi per le strade di Porto Rico o semplicemente sul divano di casa. Nove individui, ognuno con uno stile di vita differente: nessuna storia è uguale all’altra.

Nonostante ciò, si percepisce comunque un’unità di fondo, una solidarietà condivisa, che trova la sua esplicazione nel movimento Butterfly Trans Foundation: associazione no profit che si batte per affermare i diritti della comunità trans. Ecco allora che le voci di queste nove persone si moltiplicano e danno eco a tante altre storie, a tante altre identità, che prendono parte alla manifestazione svoltasi a Puerto Rico nel 2013 e mostrata alla fine del documentario. “Todos somos iguales!” recitano i cartelli che i manifestanti innalzano con gioia: siamo tutti uguali. Pochi giorni dopo verrà approvato un disegno di legge che vieta di negare un posto di lavoro a qualcuno in base al genere o all’orientamento sessuale.

Mala mala nonostante evidenzi in maniera chiara le problematiche che la comunità trans si trova ad affrontare, non lascia mai spazio al vittimismo e all’autocompatimento. C’è sofferenza, certo, ma le varie testimonianze trasmettono una voglia persistente di cambiare le cose in meglio.

I registi sono riusciti a realizzare un documentario su un tema delicato come il transgenderismo senza stereotipare i loro interlocutori ed evitando qualsiasi forma di volgarità. L’alternanza di sequenze scherzosamente ironiche e momenti più introspettivi, dona un ritmo coinvolgente al film, rendendo Mala Mala un inno alla solidarietà umana venato di positività.

Barbara Monti