I film dei fratelli Lumière sono da tempo entrati nel regno dell’estetico. Si possono recensire i film dei Lumière? Possiamo affermare che fossero “belli”? Questione che investe direttamente la critica e la cinefilia, e che – in occasione della distribuzione in sala dei loro film e del DVD/Blu-ray in libreria (qui il sito della programmazione, aprire la tendina per il calendario nazionale) – può essere recuperata e messa al centro del dibattito. Proprio dai materiali extra del cofanetto, traiamo qualche esempio di estetizzazione sacrosanta del cinema dei Lumière – già del resto inventori e autori a tutto tondo di quella fotografia a colori che cambiò la storia dell’immagine fissa (e non siamo certo i primi a definire i Lumière gli ultimi impressionisti, secondo l’intuizione di Jacques Aumont).
“Definiamo semplicemente ‘un passo da gigante’ quello che questi ultimi fecero fare alle immagini in movimento, alle quali impressero un cambiamento di natura, facendole uscire all’aperto, facendo loro scoprire la vita, proiettandole davanti a un pubblico. Ma questo progresso non fu solamente tecnico. Perché il cinematografo è già il cinema tutto intero. Questa selezione di un centinaio di ‘piccoli film’ Lumière, inestimabili per ispirazione creativa, immaginario e visione del mondo, lo conferma. Il cinematografo impose immediatamente il suo universo a un’attiva moltitudine. Affrontando questioni di messa in scena, inventando soggetti da cui prenderanno ispirazione centinaia di registi, inviando operatori ai quattro angoli del globo, Lumière agì da cineasta. Il secolo dei Lumière, dunque. L’altro. Quello di Louis, di Auguste e di Antoine, il padre. Un’opera che gioiosamente anticipa il cinema che verrà e che conserva oggi, all’epoca della rivoluzione permanente delle immagini, tutta la sua forza, fedele alle parole di Jean Renoir: ‘In Lumière a essere mostrata non è la Storia, ma la vita. E la vita è qualcosa di più profondo. È per questo che questi film sono così importanti: aprono la porta alla nostra immaginazione. È esattamente quello che oggi ci piace chiamare opera d’arte’ “.
Thierry Frémaux e Bertrand Tavernier
“Tutto ciò che intendiamo oggi come cinema – le opere, il pubblico, l’industria, la produzione, la creazione e la distribuzione –, tutto comincia con Louis Lumière. La scoperta del cinema si colloca esattamente il giorno in cui Louis Lumière piazza la sua macchina da presa davanti alla fabbrica del padre, inventa e mette in quadro la sua immagine, aggiunge qualche ‘condimento’ al gruppo di operai che stanno finendo di lavorare, per renderla più vivace senza alterarne la naturalezza, e filma l’uscita dalle officine Lumière. La macchina da presa non poteva che nascere da un demiurgo capace di essere nello stesso tempo un inventore e un creatore, uno scienziato e un artista, un industriale e un regista, un operatore e un fabbricante, un bricoleur e un analfabeta. In questo senso Louis Lumière supera Chaplin: nella misura in cui Chaplin utilizza uno strumento che non è stato lui a concepire. È nella misura in cui Louis Lumière è al contempo Mozart, Paganini e Stradivari, che egli è il padre del cinema”.
Henri Langlois
“Se guarderete i 114 film dei Lumière del DVD vi accorgerete che furono anche i primi autori del cinema. Questi film hanno, fin dal primo, la Sortie d’usine, una consapevolezza dell’inquadratura che è assoluta e che si mantiene tale in ognuna delle oltre 1400 vedute del catalogo Lumière, che pure sono state realizzate da diversi operatori. La bellezza di queste vedute lascia stupefatti e ci rapisce. Non sono soltanto le prime immagini in movimento che ritraggono il mondo, ma ce ne consegnano una visione straordinariamente potente e bella.
I Lumière sono stati capaci di restituirci un’immagine degli uomini e della terra estremamente positiva, gioiosa e le tante immagini liete che ritraggono la loro famiglia non sono che un’anticipazione della felicità (le bonheur) che (loro pensavano) stava per travolgere il mondo e alla quale lavoravano attivamente con le loro continue invenzioni”.
Gian Luca Farinelli