Dirty Harry o Harry la carogna compie mezzo secolo. Era il 1971 e nelle sale cinematografiche esce Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! di Don Siegel che scatenò profonde reazioni e un’importante divisione all’interno del dibattito critico e sociale. Film e ruolo che sancirono l’inizio della prolifica collaborazione tra Siegel e Clint Eastwood e che consacrò quest’ultimo a star di Hollywood. C’era chi lo accusava il film di apologia del potere della polizia e quindi vedeva in Eastwood l’incarnazione del “reazionario”; ma l’America in quel momento storico viveva le ripercussioni della guerra in Vietnam e delle rivolte studentesche. Così furono proprio lo sconforto e il clima d’incertezza americano a dare vita al famigerato antieroe nichilista, l’Ispettore Harry Callaghan.
La macchina da presa diretta da Don Siegel si muove incessantemente e corre dietro a Callaghan, lo avvicina e se ne allontana ripudiando le sue azioni violente e folli più di una volta. Lo ama e lo odia, ma a Callaghan non importa. A lui infatti non interessa niente, non ama e forse non ha mai amato davvero qualcuno, è un misogino hardboiled. Di lui si sa solo che è una persona scorretta e il membro di polizia più anticonformista in circolazione. L’apice della violenza e del suo rifiuto per la disciplina lo raggiunge nella sequenza finale; quando, consapevole che l’atto che sta per compiere è completamente contro la legge, mette a rischio lo scuolabus, sequestrato da Scorpio e pieno di bambini innocenti, pur di avere la sua vittoria. Callaghan come un cavaliere della morte aspetta lo scontro dall’alto di un cavalcavia, una divinità sanguinaria avvolta nell’ombra. La colonna sonora di Lalo Schifrin enfatizza il terrore negli occhi dello psicopatico che, alla vista dell’ispettore, digrigna i denti e perde il controllo.
In Callaghan si condensa un tipo di violenza che oscilla tra realismo, che Siegel aveva già messo in scena nel film Contratto per uccidere, e mitizzazione. Una ferocia che viene esternata anche in altri film dello stesso anno: da Cane di paglia di Sam Peckinpah, allievo di Siegel, fino ad Arancia meccanica di Stanley Kubrick. Nella sequenza notturna allo stadio, quando l’ispettore trova il rifugio di Scorpio, vengono accese le luci del campo perché si sta per giocare una partita importante: in palio c’è la morte. È il teatro perfetto per scatenare la violenza repressa. In quel momento la macchina da presa di Siegel ci svela la reale natura di Callaghan, quella di un uomo dilaniato dalla sua stessa ira. Una furia scatenata dalla paura, provocata a sua volta dall’alienazione e dalla sfiducia nei valori americani. Il montaggio diventa sempre più rapido, il ritmo è incalzante e questo, anche a distanza di cinquant’anni, provoca nello spettatore un profondo stato di angoscia. Callaghan, infischiandosene della burocrazia, tortura Scorpio e la macchina da presa, come scossa da quello che sta mostrando, si allontana velocemente.
In Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! anche San Francisco, sfondo e personaggio, è complice della violenza che viene esternata dal suo protagonista. Callaghan conosce perfettamente la città ed è sicuro che le sue trappole funzionino. Però San Francisco è anche un labirinto in cui Scorpio sa bene come muoversi. Le strade, i parchi e la dimensione urbana in generale vengono guardate da Siegel in ogni sua possibile angolazione. Elicotteri e macchine occupano la città e i rumori incessanti dei loro motori rendono l’atmosfera ancor più nefasta per i cittadini. Nessun luogo è sicuro, un po’ come accade, più di un decennio dopo, nelle ambientazioni apocalittiche di James Cameron in Terminator o di Ridley Scott in Blade Runner; e non c’è più neanche la semplice contrapposizione tra bene e male.
Molti successivi vigilanti assumono poi alcuni tratti dell’ispettore Callaghan: dai suoi più contemporanei Harry Caul di La conversazione di Francis Ford Coppola al Travis Bickle di Taxi Driver di Martin Scorsese, fino ad arrivare al poliziottesco nostrano e quindi a Ugo Piazza di Milano calibro 9 di Fernando Di Leo. L’ambiguità e la complessità sono carne ed essenza di questi film, non è più tanto semplice capire da che parte stare e come ci dovremmo sentire nei confronti di questi personaggi, soprattutto nei riguardi di Callaghan. Questo dubbio rimane ancora oggi. E così Quentin Tarantino omaggia più volte l’ispettore all’interno dei suoi film, e anche in Italia abbiamo chi continua a voler mantenere vivo l’ispettore della coppia Eastwood-Siegel dando vita a una sua caricatura: l’ispettore Coliandro dei Manetti Bros. Una parodia di Callaghan che, nella sua piccola realtà, lo imita e lo mitizza, anche se nel suo profondo sa di non poter reggere il confronto e di non disporre della ferocia di quel momento storico.