L’attrazione per le estetiche del mondo passato si protrae ancora oggi, spingendo registi e sceneggiatori a sperimentarsi con i period drama, e così gli amanti delle bollicine di lusso potranno assaporare sullo schermo la vera storia di un personaggio potente, il genio creativo e la ribellione fonte di empowerment femminile della prima donna a dirigere una Maison di Champagne in Francia.
Madame Clicquot è un biopic immerso nei costumi e nell’ambientazione incline al vedutismo un po’ statico tipico dei period drama, tratto dal romanzo biografico The Widow Clicquot: The Story of a Champagne Empire and the Woman Who Ruled It della scrittrice e storica americana Tilar J. Mazzeo del 2009, che aveva già ispirato il musical di Broadway Madame Clicquot: A Revoluationary Musical.
“L'impegno imprenditoriale di Madame Clicquot e la sua ricerca di eccellenza, audacia e innovazione in un'epoca in cui le donne avevano pochi diritti in Francia rappresentano un'eredità unica", si legge in una dichiarazione condivisa dalla Maison Veuve Clicquot dopo l’uscita del film presentato al Toronto Film Festival 2023, accogliendo positivamente la lettura data da questa produzione anglo-americana.
Si narrano le gesta a dir poco eroiche di Barbe-Nicole Ponsardin (Haley Bennett), meglio nota come la vedova Clicquot, icona proto-femminista francese e imprenditrice rivoluzionaria capace di incidere nella produzione dello champagne con innovazioni tecnologiche fondamentali adottate ancora oggi. Lo champagne millesimato è una sua delle sue geniali invenzioni.
Nella Francia napoleonica dove il famoso codex impediva alle donne di occuparsi della gestione dei beni di famiglia, Barbe-Nicole a soli 27 anni, dopo la prematura morte del marito François Clicquot (Tom Sturridge), appassionato vinificatore erede di una famiglia che già a metà del ‘700 produceva champagne nella zona di Reims, riesce a sconfiggere il clima misogino e i pregiudizi sociali che le impedivano di proseguire l’impresa di famiglia grazie a una fede ferrea nelle proprie risorse e a un cavillo giuridico. Infatti in base alla legge vigente all’epoca, fortunatamente, alle donne rimaste vedove non era precluso l’esercizio dell’attività imprenditoriale.
E così Madame Clicquot, nonostante l’iniziale contrarietà del suocero, le insidie di un mercato flagellato dalle guerre napoleoniche e l’inutile tentativo del produttore rivale Moet di carpirle i terreni, riesce a portare al successo l’azienda, cui cambierà il nome nel 1810 aggiungendo ai suoi due cognomi anche l'aggettivo “vedova”: Veuve Clicquot Ponsardin, appunto.
Il regista londinese Thomas Napper, dopo aver girato diversi video musicali e una lunga esperienza come aiuto regista, alla sua seconda prova di lungometraggio (dopo Jawbone, dedicato al pugile Jimmy McCabe) sviluppa sulla sceneggiatura di Erin Dignam la diegesi del film, in una alternanza quasi meccanica fra il racconto al passato, ovvero la relazione felice ma al contempo tormentata fra François e Barbe-Nicole (tormenti suscitati dalla fragilità mentale del marito, descritto come un uomo fragile, dedito all’oppio, estremamente poetico e dolce, che canta ai vitigni per rendere felici e produttive le piante), e la narrazione del presente con il tentativo della protagonista di imporsi in un mondo imprenditoriale terribilmente patriarcale, alternanza resa visivamente dai vestiti bianchi della giovane sposa e dai vestiti neri della vedova.
Haley Bennett (qui anche co-produttrice con Joe Wright) si cimenta in una prova attoriale misurata, con una recitazione che svela a tratti l’animo altero, risoluto e a tratti fragile di una donna alle prese con una altalena di gioie e dolori; molto convincente Tom Sturridge nel ruolo struggente del giovane François.
Per gli appassionati del genere Madame Clicquot è un omaggio tradizionalmente celebrativo allo spirito di una pioniera, che strizza l’occhio ad un poliamorismo ante-litteram sotto forma di un drammatico triangolo amoroso tra Madame Clicquot, il suo tormentato marito e il loro affascinante agente di vendita Louis Bohne; quest’ultimo metterà a segno il primo azzardo vincente dell’impresa, vendere le bottiglie di champagne allo Zar di Russia durante l’embargo deciso da Napoleone.