Fine degli anni Quaranta. Giancaldo, Sicilia. Cinema Paradiso. Don Adelfio si gira verso il proiezionista, dà un paio di ordini e l’immagine si mette in movimento. Don Adelfio si siede, pronto a esercitare il proprio potere decisionale sul film di Jean Renoir, Verso la vita. Si alternano momenti di tristezza ad attimi di sognante dolcezza. Poi, senza alcun preavviso, la catastrofe: le labbra di lei incontrano quelle di lui, e per il parroco di paese è veramente troppo. Don Adelfio afferra con decisione la campanella che tiene a portata di mano e indica al proiezionista che quella scena “non s’ha da mostrare” al popolo. L’uomo in cabina provvede mestamente a segnare il passaggio incriminato. Spostiamoci ora nel mondo dei videogiochi.
Anno Domini 1995. Nintendo of America, notoriamente propensa a edulcorare forzatamente ogni aspetto considerato non consono all’immagine dell’azienda (si veda il caso esemplare di Devil World per NES, orfano di una pubblicazione in terra americana per via delle molte immagini religiose e blasfeme), decide che EarthBound – secondo capitolo della serie di Mother, creata da Shigesato Itoi – necessita di alcune modifiche. Ne hanno bisogno, per esempio, quei nemici incappucciati che recano sulla fronte la sigla HH (Happy-Happy) e che tengono in mano pennelli pieni di vernice blu con cui ridipingere e convertire tutto il mondo. Le due lettere scompaiono, sulla punta del cappuccio spunta un pon-pon e così la parodia del Ku Klux Klan (che tante volte si è mostrato al cinema, basti pensare a Nascita di una nazione di Griffith e al Django di Tarantino) viene sapientemente mascherata, resa innocua. Tutti i loghi ambigui vengono rimossi e le nudità velate da esperti Braghettoni.
Non è la prima volta che un’opera viene parzialmente o interamente censurata. Non sarà certo l’ultima. Nel 2007 tocca a Manhunt 2, titolo in cui si vestono i panni di Danny, appena fuggito da un ospedale psichiatrico e intenzionato a recuperare i propri ricordi, anche a costo della vita… degli altri. Le numerose scene d’esecuzione presenti nel titolo Rockstar sono però censurate in tutte le versioni del gioco (tranne quella per PC), tramite appositi filtri che oscurano in modo deciso gli elementi più gore della produzione. Nello stesso anno un trattamento simile viene riservato anche a No More Heroes, dello sviluppatore nipponico Grasshopper: nel gioco originale il sangue scorre abbondante, ma nella versione occidentale è sostituito da strane scintille bluastre e cenere nera. Ci sono poi casi particolari, in cui la censura coatta diventa un ulteriore mezzo satirico nelle mani degli sviluppatori. È il caso di South Park: Il bastone della verità, gioco di ruolo pseudo-fantasy basato sulla celeberrima serie animata televisiva creata da Trey Parker e Matt Stone. Il viaggio del giocatore nei panni dei personaggi storici di South Park risulta mutilato su console (in Europa). Alcune cutscene vengono rimpiazzate da un taglio netto, che impedisce la visione della porzione di video incriminata. Ed ecco la sorpresa: dopo il taglio appare una scritta che ironicamente descrive a parole il contenuto della scena, sfruttando in maniera creativa i limiti imposti dalla censura.
L’obiettivo non è passare in rassegna tutti i casi in cui una censura più o meno parziale ha colpito le opere videoludiche, ma proporre una riflessione. A mettere in dubbio la giustizia della censura non concorrono solo questioni di ordine politico (e sul fronte politico di videogiochi e sistemi di valutazione per età dei prodotti si è parlato in un recente dibattito alla Camera dei Deputati), ma anche constatazioni più pratiche e materiali. Grazie ad Internet, se possiedo l’edizione censurata di un prodotto, posso tranquillamente andare a cercare le scene espunte su YouTube, per visionarle nella loro interezza. In fondo, proprio in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, accadeva la stessa cosa: il piccolo Salvatore sbirciava, nascosto dietro le tende, tutte i baci e le scene giudicate immorali, tutte quelle scene che il parroco, impietosamente (e ormai inutilmente), si ostinava a eliminare.
Gabriele Raimondi