Ancora e sempre La La Land. Mentre il film resta in sala, torniamo a occuparcene per la terza volta con un nuovo approfondimento critico. Del resto, il musical di Damien Chazelle si sta dimostrando uno dei più formidabili catalizzatori di opinioni, discussioni, confronti e analisi di questi ultimi tempi. 

Ci troviamo a Los Angeles, imbottigliati nel traffico. Un momento in cui solitamente non si fa che sbuffare e suonare il clacson, sperando che si avanzi anche solo di qualche metro. Ma non in La La Land. Qui le auto si trasformano in palchi su cui ballare, e la mortale noia del traffico si trasforma in un turbinio di colori sgargianti accompagnato dalle note di una canzone. Un’atmosfera contagiosa che fa venir voglia di cantare persino alle altre star di Hollywood, nello spettacolo d’apertura dei Golden Globe Awards. Ed è proprio in questa serata che il nuovo film di Damien Chazelle si porta a casa già sette premi, aspettando ora il giorno degli Oscar con quattordici nomination.

La La Land è una storia d’amore che sembra una fiaba. Due anime sognatrici si incontrano e si innamorano: Mia (Emma Stone), un’aspirante attrice, e Sebastian (Ryan Gosling), un pianista. Un amore che ricorda i racconti Disney. Non a caso, quando loro due danzano e la telecamera li riprende dall’alto, ci torna in mente il gran ballo in La bella e la bestia. Sino a quando la scena non si chiude con una transazione a cerchio, stile cartoon, sul loro primo bacio.

Nel film si danza sino a volare e a volteggiare tra le stelle. Ma la vera stella è Los Angeles. Ed entrambi i protagonisti sono in questa città per un motivo. Lei sogna di diventare un’attrice. Più volte, infatti, si vedono telecamere, luci, set e strumenti cinematografici che Mia incontra per le strade di Los Angeles. La La land richiama, però, non solo il cinema ma anche il teatro. D’altronde Broadway è il cuore pulsante dei musical. Vediamo quindi dei giochi di luce tipici del palcoscenico: la scena lentamente si spegne, lasciando solamente un raggio luminoso sul volto del protagonista. Magari mentre intona una canzone. E ancora, è una storia divisa in tre atti, in tre stagioni: il tempo in cui si svolge la maggior parte della vicenda. Proprio come a teatro.
Sebastian, invece, è un cavaliere dall’armatura lucente che sogna di far rivivere il jazz. È come se la camera ci facesse vedere dal suo punto di vista gli strumenti che suonano, inquadrandoli nel dettaglio. Non sentiamo solo la musica che creano, ma sembriamo quasi assaporarli. Un sogno che accomuna il protagonista del film al regista stesso: far rivivere qualcosa che era data ormai per perduta.

Il nuovo film di Chazelle risveglia, infatti, un genere che sembrava ormai assopito per sempre. Non solo lo riporta in vita, ma gli dà nuova forza vitale facendolo vacillare tra passato e presente. Si resta quindi allegramente sorpresi quando, dopo un ballo, Mia fa un ghigno a Sebastian mentre la sorpassa con la macchina. O ancora quando vediamo i due protagonisti ballare il tip tap: ci sembra di fare un tuffo nel passato se non fosse per la suoneria dell’iphone che si sente subito dopo.

Una storia narrata per piani sequenza, dove la camera si avvicina e si allontana dai protagonisti. Passa dall’una all’altra. Rallenta e accelera a ritmo di danza. Una storia che è un’esplosione di colori. Di quelli accesi, che ci ricordano il Technicolor. Colori che si fanno notare già all’inizio del film, anche solo attraverso gli abiti di Mia e le sue amiche: verde, blu, giallo e rosso.

Insomma, il musical ogni tanto si sveglia dal suo lungo letargo e ci regala ricordi. La La Land ci fa sognare raccontandoci la storia di due ragazzi che seguono la loro stella, due strade che non sempre vanno parallele. Ci fa sognare sulle ultime note di una musica jazz, e ci lascia immaginare come sarebbe stato bello continuare a ballare tra le stelle. Ci racconta che le storie d’amore possono finire, ma che sono proprio loro a portarci al prossimo passo di danza. Ed è così che a fine film usciamo dal cinema, canticchiando Another Day of Sun o City of Stars. Brindando ai sognatori, noi torniamo alla realtà, mentre il musical già si appresta a tornare a dormire.

Paola Pitzus