Per elettrizzare la Pasqua di quest’anno, Cinefilia Ritrovata – nel proseguire gli approfondimenti mensili scritti dall’esperto Federico Magni – offre un bel saggio sugli specialisti delle esplosioni! Buona lettura.
“Nel 1973 l’operatore e regista Karl Brown pubblicò il volume Adventures with D. W. Griffith (New York: Farrar, Straus and Giroux; ristampato dalla Faber & Faber nel 1988), una testimonianza di prima mano sul periodo in cui il pioniere della settima arte definì i canoni della struttura classica cinematografica. Oltre ad illustrare alcuni dei metodi di lavoro di Griffith, i ricordi di Brown contribuirono a svelare nomi di collaboratori che altrimenti sarebbero rimasti nell’oblio. Ad esempio sappiamo da Brown che le scenografie di Intolerance (1916), inclusi gli imponenti set dell’episodio ambientato in Babilonia, erano opera di Walter L. Hall, ricordato come ‘un architetto di scena inglese che veniva da New York’. Nella realtà Hall (1870-1939) era nato a Calcutta, nelle Indie Britanniche, da genitori inglesi. In Gran Bretagna trascorse la giovinezza, per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1887. Fu pittore di scena e scenografo teatrale a Chicago e New York prima di venire chiamato da Griffith. L’industria del cinema lo assorbì per gli anni immediatamente successivi, soprattutto nell’ambito degli effetti visivi: brevettò un procedimento basato sull’impiego di miniature e lavorò per Cecil DeMille alla Paramount. In seguito operò da indipendente con un proprio studio a Los Angeles.
Il personaggio più singolare che fuoriesce dai ricordi di Brown è il responsabile delle esplosioni di Nascita di una nazione (Birth of a Nation, 1914), ‘Fireworks’ Wilson. Secondo la descrizione di Brown, Wilson era ‘un piccolo strano uomo con una barba mefistofelica’, dalle movenze sorprendentemte agili e rapido ad accucciarsi. L’aspetto che più preoccupava Brown e compagni, nonostante le rassicurazioni del tecnico (‘Non ho mai avuto un incidente in vita mia. Mai.’) era il moncherino che Wilson aveva al posto del braccio sinistro. La descrizione pittoresca di Brown, unita a varie fonti [1] che citavano Walter Hoffman come addetto agli effetti pirotecnici del film, fece sorgere qualche dubbio sulla effettiva esistenza di Wilson. Può darsi che Brown abbia calcato la mano nella descrizione ma International Photographer del Giugno 1930 informa che fu la ‘Los Angeles Fireworks Co.’ a fornire il materiale pirotecnico per Nascita di una nazione ed Intolerance e, all’epoca dei due film, il manager (nonchè fondatore) della società era W. H. Willson. Nato a Londra nel 1860, William Henry Willson frequentò la Grove Academy di Walthamslow e fu apprendista presso la Brock & Co. di Londra (adesso Brocks Fireworks). Si trasferì negli Stati Uniti nel maggio 1884 per sovraintendere i fuochi d’artificio all’Esposizione Internazionele di New Orleans e lavorò a Boston e Chicago prima di fondare la Los Angeles Fireworks nel 1887, seguita da un distaccamento a San Francisco. Wilson rimase a capo della società fino al 1929, quando passò la mano all’associato G. Edward Fetters. Morì a Los Angeles nel 1942.
Nascita di una nazione fu il primo titolo importante per colui che la stampa specializzata avrebbe poi definito ‘il decano degli artificieri di Hollywood’, Walter James Hoffman (1871-1957), soprannominato ‘Slim’. Fece pratica con gli esplosivi durante gli anni trascorsi come geniere nell’esercito ed contribuì a domare gli incendi provocati dal terremoto di San Francisco [1906]. La sua filmografia comprende Il deserto dipinto (1930), Beau Geste (1939), L’isola della gloria (1942), Per chi suona la campana (1943) e Gli invincibili (1947). Impegnato prevalentemente con la Paramount, Hoffman ebbe la considerazione di DeMille e delle numerose star che si prestarono ad essere ‘deflagrate’ per esigenza di copione. Nonostante avesse dichiarato che il ricreare le esplosioni nucleari fosse al di là delle capacità degli specialisti hollywoodiani (all’uscita della pellicola La morte è discesa a Hiroshima / The Beginning or the End, 1947) fu proprio lui a realizzare il primo fungo atomico cinematografico per La guerra dei mondi (War of the Worlds, 1953), all’età di ottantauno anni.
A seguito del primo conflitto mondiale molte furono le pellicole che necessitarono di effetti pirotecnici per le scene di combattimento: nel backlot della Universal e nelle distese dell’Irvine Ranch Walter Hoffman e lo specialista dello studio Harry Lonsdale (1888-1971) ricrearono il caos della guerra di trincea con dieci tonnellate di polvere nera in All’Ovest niente di nuovo (All Quiet on the Western Front, 1930); grazie a Carl Hernandez (Carlos Manuel H., 1884-1957) King Vidor potè inscenare le parti più cruente de La grande parata (The Big Parade, 1925), con punte di settemila cariche detonate in periodi di quaranta secondi, e Howard Hughes accrebbe l’impatto delle scene di battaglia di Gli angeli dell’inferno (Hell’s Angels, 1930). Hernandez esordì alla Keystone Film Company nel 1914 – assistendo il direttore tecnico George W. Chapman – per poi operare alla Metro ed alla United Artists prima di stabilirsi alla Columbia. Hughes ne richiese i servigi anche per Scarface (1932).
What Price Glory? (1926) alternava ad una prima parte di avventure cameratesche ad una raffigurazione altamente drammatica degli scontri sul fronte francese. La pellicola di Raoul Walsh vide l’esordio alla Fox di Louis Witte (1894-1975), assegnato ad uno scenario che conosceva bene: Witte rimase ferito durante l’offensiva della Mosa-Argonne (ottobre 1918), quando era sergente nel 316 genieri. Glory segnò anche il battesimo del termine ‘effetti speciali’, riferito proprio al lavoro di Witte. Figlio d’arte (il padre possedeva una ditta di materiale pirotecnico a New Orleans) studiò ingegneria chimica all’Università di Washington e si recò in Oriente per apprendere dai maestri artificieri cinesi. Assunto alla Fox dopo una breve esperienza alla Samuel Goldwyn, giunse a guidare l’intero reparto effetti meccanici: oltre a magie con fuoco e fiamme (L’incendio di Chicago, 1937), Witte padroneggiò anche terremoti ed inondazioni (La grande pioggia / The Rains Came, 1939), tempeste di sabbia (Suez, 1938), banchi di nebbia (L’angelo della strada / Street Angel, 1927) e distese oceaniche (Prigionieri dell’oceano / Lifeboat, 1944, di Alfred Hitchcock). Ricevette un Oscar tecnico nel 1948, per l’invenzione di un procedimento ignifugo, e si ritirò nel 1966.
Assistente di Witte per dieci anni, Lee Zavitz (1904-1977) si mise in proprio nel 1935 e, nel giro di pochi anni, divenne un nome di fiducia per i produttori indipendenti. Allestì l’incidente aereo de Il prigioniero di Amsterdam (Foreign Correspondent, 1940), gli effetti antigravità di Uomini sulla luna (Destination Moon, 1950) e contribuì allo scontro di Trafalgar per Lady Hamilton (That Hamilton Woman, 1941) ed alle traversie di David Niven ne Il giro del mondo in ottanta giorni (Around the World in Eighty Days, 1956). Il lavoro che gli diede maggiore notorietà fu l’incendio di Atlanta in Via col vento (Gone with the Wind, 1939), dove una complessa rete di tubazioni alimentava il rogo dei vecchi set della RKO-Pathè spargendo prima benzina (attinta da tre cisterne da cinquemila galloni) poi acqua. Ad Atlanta seguì il rogo della magione Manderley per Rebecca, la prima moglie (1941).
Lo scoppio del secondo conflitto mondiale produsse una nuova ondata di pellicole con effetti pirotecnici, alcune focalizzate sulle gesta del passato, come I fucilieri delle Argonne (The Fighting 69th, 1939, Warner Bros.), le cui scene di battaglia erano opera di Fred Ponedel (assistito da Earl Ball e Ralph Webb) o Cavalcata ardente (Man of Conquest, 1939, Republic), dove l’attacco ad Alamo vide all’opera Augie Lohman; altre incentrate sugli eventi in essere: l’attacco giapponese nelle Filippine in Bataan (Id., 1943), con gli effetti del veterano della M-G-M Mark Peebles; la guerra nel deserto in Il sergente immortale (The Immortal Sergeant, 1943, Louis Witte e Ben Southland); l’invasione della Sicilia in Salerno ora X (A Walk in the Sun, 1946, Fred Bergamo). Per Sorelle in armi (So Proudly We Hail, 1943) Walter Hoffman dovette simulare, negli studi della Paramount, l’invasione giapponese dell’isola di Corregidor, alle cui difese aveva realmente contribuito quando l’avamposto era stato trasformato in una riserva militare.
Tra le compagnie la Republic, con i film di John Wayne ed i serial, fu tra le più impegnate nell’approntare scene di battaglia. I responsabili del reparto effetti speciali, i fratelli Howard e Theodore Lydecker, avevano le competenza per gestire di persona incendi ed esplosioni ma esigenze di produzione rendevano talvolta necessario il ricorso a tecnici indipendenti (Lee Zavitz per Women in War, 1940). Una delle realizzazioni più celebri, Iwo Jima, deserto di fuoco (Sands of Iwo Jima, 1949) vedeva schierato, accanto ai Lydecker, lo specialista Jack Caffee (1898-1969). Caffee aveva alle spalle anni di controllo degli incendi nei campi petroliferi quando si stabilì a Hollywood. Il lavoro che lo pose all’attenzione degli addetti ai lavori fu la distruzione di un convoglio e di un villaggio russo in Fuoco a Oriente (The North Star, 1943); John Ford ne utilizzò le capacità in I cavalieri del Nord-Ovest (She Wore a Yellow Ribbon, 1949) e La carovana dei mormoni (Wagonmaster, 1950).
L’impressione suscitata da Fireworks Wilson non rimase un caso isolato. Nel libro di memorie Huston, We Have a Problem (2006; Scarecrow Press Inc.) il direttore della fotografia Oswald Morris dipinge un ritratto non dissimile dell’addetto agli effetti pirotecnici di L’anima e la carne (Heaven Knows, Mr. Allison, 1957), girato da John Huston a Tobago, nelle Piccole Antille: “Fred Etcheverry, l’artificiere americano, non mi riempiva propriamente di fiducia – aveva un occhio solo e gli mancavano dita in entrambe le mani.” Impiegato sovente nelle produzioni della 20th Century-Fox girate fuori dagli Stati Uniti, Etcheverry era stato al servizio di Fritz Lang per I guerriglieri delle Filippine (American Guerrilla in the Philippines, 1950,), filmato negli luoghi autentici degli scontri (Manila e la Baia di Subic), e lavorò nuovamente con Huston per Le radici del cielo (Roots of Heaven, 1956), ambientato nelle savane della Repubblica Centrafricana . Oltre alle ferite descritte da Morris, Etcheverry aveva riportato ustioni al volto durante la lavorazione di La via del tabacco (Tobacco Road, 1940) quando una carica che stava stipando nel motore di un’auto era esplosa all’improvviso per un cortocircuito. Uno dei suoi ultimi lavori (prima della scomparsa avvenuta nel settembre del 1962) ed uno dei più impegnativi, fu lo scontro alle Termopili riprodotto in L’eroe di Sparta (The 300 Spartans, 1962), filmato nel Peloponneso e diretto dall’ex direttore della fotografia Rudolph Maté. Il film fu una delle grosse realizzazioni che, all’inizio degli anni Sessanta, Hollywood scelse di girare in Europa, portando nel Vecchio Continente registi, star e specialisti di produzione, inclusi gli esperti di effetti speciali. Ma questa è un’altra storia”.
[1]: Photoplay, Giugno 1928; The Pittsburgh Press, 20 Giugno 1943.
Federico Magni