Le jour se lève di Marcel Carné vanta un ottimo restauro 4k terminato lo scorso marzo. Durante suddetto restauro, percepita l’assenza di alcune scene, gli addetti di Studiocanal “hanno mandato a tutte le cineteche richieste a riguardo”. A rispondere positivamente alla richiesta sono state quella di Milano e quella di Bruxelles, che hanno “concesso le sequenze che avevano trovato”. Distribuito per la prima volta nel 1939, questo manifesto del realismo poetico, aveva infatti incontrato problemi con la censura del governo Vichy.
L’uso intelligente del flashback ha contribuito a creare un’atmosfera di immensa malinconia e la vasta gamma di grigi utilizzati raddoppia l’espressività degli attori come delle ambientazioni. Ciò che ha catturato maggiormente il mio interesse è stata la facilità con cui fosse possibile leggere questo film su piani diversi, che lo rende difficile da interpretare. Vi è un piano narrativo diretto che comprende gli intrighi d’amore, i sotterfugi; un secondo può essere visto come la metafora della guerra. Si vedono due parti combattere per un possedimento: la contesa amorosa fra il personaggio principale e il suo antagonista, in competizione per l’amore della stessa donna. Il solo scambio di battute che succede all’omicidio di Valentin, Jules Berry, per mano di François, Jean Gabin, (“A cosa ti è servito?”, “E a te?”) riassume quello che doveva essere il pensiero di chi aveva assistito agli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale vent’anni prima: la sensazione di una vittoria finta. François, reagendo alle provocazioni di Valentin ha la meglio, ma l’aver sconfitto il proprio avversario non implica aver vinto, si toglierà la vita con la stessa arma usata poco prima.
E ancora, “…ci sono assassini per tutte le strade, ti uccidono lentamente così non te ne accorgi”, fa avvertire la presenza, quasi l’odore della guerra imminente. François rappresenta la classe operaia, ben consapevole del suo stato, umile ma non sottomesso, condannato per via del proprio mestiere a una morte lenta, a cui allude diverse volte. Un film molto potente, molto simbolico, che getta davanti ai nostri occhi nello stesso momento rancore e speranza. La morte insieme all’alba è metafora di un nuovo inizio.
Eugenia Carraro