«The Movie That Made the Festival Memorable»: la serata di chiusura dell’XI New York Film Festival (20 ottobre 1973) ospita in anteprima mondiale Badlands, esordio alla regia del ventinovenne Terrence Malick. Nonostante quell’edizione sia vetrina di eventi destinati ad altrettanta leggenda -per dire, Mean Streets di Scorsese e La Nuit américaine di François Truffaut- l’articolo di Vincent Canby che appare l’indomani sulle pagine di «The New York Times» è il tributo -entusiastico fin dal titolo- che saluta la rivelazione di uno dei massimi registi statunitensi di sempre.
Sull’onda del 40° anniversario di una della pellicole più anomale e ipnotiche della storia del cinema, la sera del 2 luglio 2013, nella location suggestiva del cinematografo posto sotto le stelle di piazza Maggiore, il XXVII Festival del Cinema Ritrovato di Bologna presenta il restauro del film, rendendo per la seconda volta memorable un festival del cinema.
Per le riprese di Badlands, girato nell’infuocata e torrida estate del 1972, Malick si avvale di tre diversi direttori della fotografia: Brian Probyn, Tak Fujimoto e Stevan Larner. Consuetudine vuole che, se vivente, il restauro di una pellicola avvenga sotto la supervisione del cinematographer del film. In occasione del restauro curato dalla Warner Bros., però, Malick ha preteso fosse Emmanuel Lubezky -il cinematographer dei suoi ultimi tre film nonché il più blasonato al mondo insieme a Roger Deakins- a governare il ripristino visivo originale.
«Il lavoro di restauro -spiega Peter Becker di Criterion US alla platea bolognese- non è stato complesso, siccome facilitato dall’ottimo stato di conservazione del negativo della pellicola. Si è dunque trattato perlopiù di scansionare le copie e digitalizzarle, una volta recuperati i cromatismi originali». «Siamo orgogliosi di dare il benvenuto a Terrence Malick nell’era digitale» ha aggiunto Jonathan Turrell, collega di Becker. Il benvenuto è stato offerto nella forma oggi più tecnologicamente avanzata. La proiezione è infatti avvenuta in formato 4K (la maggiore area di risoluzione di frame, nello specifico 4.096 pixel di base orizzontale per 2.160 pixel di base verticale per frame) proiettato a sua volta con dispositivo 4K. Anche se, avendo Badlands originariamente l’aspect ratio 1.85:1, la base orizzontale di definizione di pixel è stata assestata a 3.996 pixel.
La giovane voice-over di Holly (Sissy Spacek) ipnotizza piazza Maggiore, svela ai nuovi spettatori la cifra stilistica più marcata del regista texano e il nuovo sottotitolaggio (curato da Sub-ti Ltd.) trascrive il copione originale, abbandonando finalmente ciò che il doppiaggio nella versione italiana dell’epoca aveva bizzarramente travisato.
Holly e Kit tornano a danzare a piedi nudi sulle note di Love Is Strange e a cingersi nella notte illuminati dai soli fari della vettura mentre l’autoradio trasmette A Blossom Fell. Piazza Maggiore (ri)scopre la sospensione narrativa del cinema di Malick, attraversa insieme ai giovani protagonisti le lande desolate che dal South Dakota si spingono verso il Montana. In attesa dell’applauso per la soluzione visiva finale -epilogo inusuale per un road movie- con cui Holly e Kit concludono la loro fuga: dalla terra al cielo, tra le nuvole, al di sopra delle badlands del Montana, in anticipo sui futuri days of heaven.
Alberto Spadafora