Tutto cominciò con Formato ridotto, bellissimo esempio di ripensamento poetico e narrativo degli archivi di Home Movies da parte di autori e letterati italiani. Lì Ermanno Cavazzoni, con un episodio sintetico e mirabile, aveva immaginato l’antropologia degli italiani al mare come un’osservazione lunare, entomologica e poetica del pianeta uomo nei suoi momenti più ludici e rilassati. Ora, con Vacanze al mare, la reinvenzione della commedia all’italiana apre scenari davvero inediti e più complessi. Antidoto a ogni filone balneare della tradizione nazionale, e al tempo stesso commento a margine della tradizione documentaria, il film di Cavazzoni abita una terra di nessuno a metà tra fiaba arcadica, fantascienza di ispirazione vagamente sovietica, analisi del found footage in area Gianikian/Ricci Lucchi, osservazione etnografica, poesia folk. Da non perdere questa sera al Lumière, ovviamente dentro Visioni Italiane.
Ecco le note di regia: Vacanze al mare è il primo episodio (di un’ipotetica serie) che usa i filmini casalinghi come documenti dell’ovvio quotidiano, della vita di chiunque nella sua ritualità; talmente sotto gli occhi che non ci si presta attenzione. Il film ricompone l’enorme quantità di spezzoni sulle vacanze marine in una sorta di rito collettivo fatto di comportamenti, scenografie balneari e personaggi sempre uguali e tipici, come probabilmente li vedrà un occhio del futuro. Primo capitolo di un’antropologia del XX secolo, quando l’umanità (si dirà) andava sulla riva del mare in incomprensibili migrazioni. In futuro chissà, forse non userà più, e tutto ciò sembrerà una pazzia, un rito d’espiazione o un sistema complesso di procreazione. Uso le immagini come fossero gli ultimi reperti sopravvissuti della razza umana (che sembra una razza d’insetti): scava buche con la paletta, corteggia con modalità stereotipate, sta in piedi come i trampolieri nel bagnasciuga, ecc. E poi la notte balneare, coi suoi riti danzanti, l’elezione delle miss, fino all’alba, con la sua quiete e le sue sorprese oniriche.
E qui la bella recensione che, dal festival di Roma, ne hanno fatto Roberto Silvestri e Mariuccia Ciotta.