Ce l’ho ancora quella poltrona dove Fellini per sei pomeriggi ha pianto… perché la gente non capiva il suo film e soprattutto non lo capivano i cattolici.

 Padre Nazareno Taddei: un gesuita per il cinema

Padre Taddei (Bardi, 1920 – Sarzana, 2006) è stato una figura di primo piano nel mondo della cultura e dello spettacolo del Novecento. Inizia la sua attività nell’immediato dopoguerra a Padova, fondando il primo circolo di cultura cinematografica in Italia e collaborando al tempo stesso per Bianco e Nero. Nel 1953 a Roma fonda il CiSCS (Centro internazionale dello Spettacolo e della Comunicazione di massa), il primo istituto del paese dedicato all’educazione ai mass media e all’uso delle nuove tecnologie della comunicazione. Agli inizi degli anni Cinquanta si trasferisce a Milano per dirigere il Centro S. Fedele, dove tiene corsi di teoria del linguaggio cinematografico, televisivo e di regia. Per fornire ai suoi studenti fonti su cui fare ricerca, crea uno schedario che nel corso del tempo diventa un imponente giacimento di preziose informazioni sulla storia del cinema e dello spettacolo. Nel 1962 nasce da questa eccezionale banca dati ante litteram la rivista ‘Schedario Cinematografico’, un’enciclopedia del cinema in forma di schede pubblicate periodicamente. Questa sua prima esperienza editoriale confluisce nel mensile ‘Note Schedario’, fondato da Taddei nel 1968 e che nel 1972 viene sostituito dal mensile ‘EDAV’ (Educazione Audiovisiva, www.edav.it ) attualmente diretto da Andrea Fagioli.

Gesuita dallo spirito inesauribile, Taddei è un uomo di chiesa atipico e, pur essendo uno stretto osservante, possiede una forma mentis aperta ai cambiamenti della società. Ha intrattenuto rapporti di affetto e reciproca stima con gli esponenti della cultura e del cinema dell’epoca, in particolare con Blasetti, Fellini e Pasolini che spesso hanno chiesto il suo consiglio e il suo appoggio sia per questioni personali che di natura artistica.

Le sue posizioni anticonformiste lo portano allo scontro con la Santa Sede; l’aver difeso con passione e intelligenza La dolce vita (1960) e Fellini, gli costano l’ostracismo dai canali di comunicazione che per primo aveva studiato e utilizzato per educare le persone a una fruizione dei media consapevole e per diffondere il Vangelo. Lo stesso Taddei ricorda: “Nel 1960, dopo otto anni di messe televisive, mentre stavo andando al mio consueto lavoro, il portiere di Corso Sempione non mi lasciò passare chiedendomi: «Lei chi è?». Compresi immediatamente che s’era scatenata l’emarginazione nei miei confronti per la questione de La dolce vita e me ne andai”.

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In seguito a una recensione favorevole in cui il gesuita sosteneva che il film parla della Grazia e che per questo non dovesse essere censurato, Taddei è costretto a lasciare la sua attività presso il Centro S. Fedele e viene ridotto al silenzio.

 

Lo schedario di Padre Nazareno Taddei: un IMDb ante litteram da oggi consultabile on line

Lo schedario raccoglie circa 40.000 voci (oltre 90.000 schede) suddivise per film, personalità e argomenti. I dati e i ritagli stampa riportati sulle schede rimandano spesso a riferimenti bibliografici di approfondimento che si trovano all’interno di 71 volumi detti ‘Zibaldoni’, i quali contengono ulteriori ritagli stampa, articoli a tutta pagina estratti da periodici e riviste specializzate, foto e copertine a colori di settimanali.

Grazie alla collaborazione tra Cineteca di Bologna e IBC-Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna la descrizione dello schedario è ora disponibile sul portale IBC Archivi, ideata e realizzata per la descrizione e la fruizione integrata di archivi. Tutte le schede sono state digitalizzate e presto saranno integralmente consultabili on line. In occasione del Festival del Cinema Ritrovato, le digitalizzazioni attualmente visibili afferiscono ai film e ai personaggi oggetto delle principali sezioni del programma: Ingrid Bergman gli esordi; La bella gioventù: Renato Castellani; il restauro di Rocco e i suoi fratelli di Visconti (1960); tra i Ritrovati e restaurati Bunny Lake è scomparsa di Preminger (1965); della sezione Technicolor e dintorni Vertigo di Hitchcock (La donna che visse due volte, 1958).

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