La lunga settimana del Cinema Ritrovato 2013 ha saputo regalare al pubblico una splendida retrospettiva sulla produzione muta del grande Hitchcock. Così per la prima volta una rassegna ha ospitato tutti e nove i muti del regista britannico nella migliore delle condizioni possibili grazie allo splendido lavoro di restauro operato dal BFI National Archive. Chi conosceva Hitchcock solo come ‘maestro del brivido’ è potuto così entrare in contatto con un lato nascosto della sua produzione, spesso sottovalutata e messa ingiustamente da parte.

Gli spettatori che hanno fedelmente seguito la rassegna hanno così potuto conoscere un aspetto sentimentale, romantico, drammatico o addirittura comico di Hitchcock, ma soprattutto hanno avuto la possibilità di vedere i primi passi del regista verso una piena maturità raggiunta, in un certo senso, con l’ultimo film, Blackmail (1929) a cavallo tra muto e sonoro e tra passata e vecchia produzione.  Ma è anche la sicurezza di Hitch dei propri mezzi a crescere di volta in volta, così come il desiderio di sperimentare e proporre nuovi linguaggi espressivi che andranno poi a caratterizzare le produzioni sonore.

Nel corso della settimana coloro che erano rimasti spiazzati da un Hitchcock tanto diverso, hanno imparato ad apprezzare questo lato dimenticato della produzione del regista, e in alcuni casi addirittura a preferirlo rispetto a quello tradizionale. Una cosa che forse avrebbe fatto piacere a Hitch che definiva il muto come ‘la forma più pura del cinema’. Ed è proprio lui che ha contribuito a farne la storia verso il finire degli anni venti dando ai propri film un tocco sempre più personale ed intrigante. Il tema costante della sua prima produzione è sicuramente l’amore nelle sue più infinite sfaccettature: dall’amore sentimentale a quello per un amico fraterno o la famiglia. Spesso le storie raccontano di protagonisti che intraprendono una parabola discendente da cui risulta difficile o impossibile uscire. Così film come The Pleasure Garden (1925), Downhill (1927), Easy Virtue (1927), The Ring (1927), Champagne (1928) o The Manxman (1929) hanno tantissimi punti di contatto, ma in fondo anche i due film più ‘hitchcockiani’, The Lodger (1927) e Blackmail (1929) riprendono in parte queste caratteristiche. Neanche The Farmer’s Wife (1928), il film che forse ha destato più perplessità tra gli spettatori che hanno espresso giudizi spesso diametralmente opposti,  sfugge a questo schema pur proponendo il tutto da un punto di vista decisamente più leggero e spensierato rispetto al resto della produzione della prima produzione del regista. Nel complesso i muti di Hitch sono stati accolti con favore e sincera curiosità e il lungo e caloroso applauso scaturito alla fine della rassegna ne è la più lampante dimostrazione.

 

Yann Esvan