Tra i documentari delle Olimpiadi il più famoso tra tutti è ovviamente Olimpia di Leni Riefenstahl, film che utilizzava le riprese dell’edizione berlinese del 1938 per puri scopi propagandistici. Non era però il primo esperimento di documentari sui Giochi Olimpici. Nel 1912 veniva girato un corto sulle Olimpiadi di Stoccolma, mentre il primo vero documentario completo fu quello di Parigi per i Giochi del 1924. Purtroppo non fu un successo ma questo non scoraggiò le riprese. Nel 1928 la sede delle Olimpiadi era ad Amsterdam e l’organizzazione olandese mise in vendita i diritti per le riprese. Non fu facile come pensavano: per ben due volte, infatti, le società che aveva acquistato i diritti di riproduzione dichiararono il fallimento. Al terzo tentativo si inserì l’Istituto LUCE che riuscì ad ottenere i diritti gratuitamente dopo il boicottaggio delle produzioni olandesi. A riprese terminate si contarono 13 rulli comprendenti il numero incredibile di 4980 didascalie. Anche questo film non fu un grande successo e l’Istituto LUCE smise presto di proiettarlo. Il documentario dedicato alle Olimpiadi di Amsterdam è attualmente in restauro a cura del Comitato Internazionale Olimpico (CIO). Uno dei problemi per il restauro di questi documenti è la presenza di diverse versioni. Per le Olimpiadi di Amsterdam esiste ad esempio un versione della UFA composta da dieci corti. Ma non è l’unica, venne creato in Olanda il cosiddetto Dutch Cut, che presenta solo un certo numero di eventi ma li approfondisce meglio grazie all’utilizzo di materiale scartato dalla produzione LUCE e, infine, esiste anche una versione Russa rimaneggiata per scopi propagandistici. Del resto anche la versione Italiana non era esente da messaggi filo-regime. Queste pellicole sono quindi di estremo interesse sia da un punto di vista della storia geopolitica, che della storia dello sport. Possiamo vedere ad esempio come si effettuava il salto in alto prima dell’incredibile innovazione di Dick Fosbury, che introdusse il salto con stacco che noi tutti conosciamo al posto di quelli a forbice e al western roll, entrambi ventrali. Possiamo anche vedere come la ginnastica fosse di gran lunga differente rispetto alla ritmica dei giorni nostri e in generale come tutto fosse all’apparenza più semplice e genuino. Oggi le Olimpiadi sono un evento mediatico di proporzioni enormi e attraggono un numero enorme di spettatori. Ma un tempo l’unico modo per vedere gli atleti compiere le loro imprese era guardare i cinegiornali o questi splendidi documentari. Adrian Wood, restoration producer della CIO, ha raccontato di come anche per le Olimpiadi invernali svizzere del 1928 fosse stato girato un documentario, purtroppo considerato perduto. Qualora dovesse essere trovato da qualche parte ci fornirebbe informazioni preziose sulla storia dei giochi invernali e sull’evoluzione dei materiali ma anche delle competizioni stesse.