Il Cinema Ritrovato rende omaggio alla prima regista donna russa, Ol’ga Preobraženskaja, e al compagno e co-autore Ivan Pravov. Dal primo volume dell’omonimo romanzo dello scrittore sovietico Michail Šolochov, Il placido Don (che con Il villaggio del peccato e Vraž’i tropy compone la trilogia rurale di Preobraženskaja e Pravov), datato 1930,è un dramma che si fonda su due componenti: la trama amorosa e quella sociale, che si intrecciano costantemente, fino a confondersi nell’innesco dei principali snodi narrativi. La prima parte è dominata dalla tresca tra il cosacco Grigorij e Aksin’ja, ed è ambientata per lo più negli spazi aperti della campagna sulle rive del Don e nelle case dei personaggi (la famiglia di Grisa, quella di Natal’ja , promessa sposa di Grigorij, e Aksin’ja e il marito Stepan); qui il dramma amoroso si alterna alla farsa, e si abbozza la contrapposizione tra proprietari terrieri, cosacchi e stranieri senza terra che vi lavorano. La seconda parte, dopo la fuga d’amore di Grigorij e Aksin’ja, vira verso il melodramma. Assunti come braccianti da un generale cosacco e il suo viscido figlio, Grigorij viene chiamato alle armi con tutti i cosacchi proprio mentre esplodono i primi tumulti innescati in verità proprio da un gesto di rabbia del giovane, che si trova improvvisamente di fronte al vecchio rivale Stepan. La guerra occupa il terzo atto, e sarà per Grigorij il luogo della presa di coscienza delle ingiustizie e del nemico comune, lo zar. Il finale lascia intendere che la causa contro i “gran signori” sarà il punto fermo da cui ripartire dopo il tradimento di Aksin’ja: la didascalia finale collega il diffondersi delle ribellioni sul Don al 1917 in arrivo.

La splendida regia di Preobraženskaja e Pravov esalta gli spazi della campagna, col cielo vasto, le colline, l’atmosfera soffusa della nebbia in lontananza, e l’acqua sempre al centro delle inquadrature, così come i corpi e i volti dei personaggi, che negli interni si stagliano su sfondi dettagliatissimi. Si attacca invece ai corpi feriti nelle scene di guerra, mentre gli sfondi deserti comunicano l’orrore della battaglia. Particolarmente notevole la padronanza del senso del movimento nelle sequenze più concitate, dalla rissa in cortile, alla corsa delle carrozze e dei cavalli verso il matrimonio di Grigorij e Natal’ja, alla festa con balli scomposti e ubriacature resa dinamicissima dalla macchina da presa. Ritenuto troppo commerciale, il film fu ritirato dalle sale nel 1931, nonostante il successo popolare.

Chiara Checcaglini