Negli ultimi anni il cinema muto svedese sta tornando a sollecitare la giusta attenzione da parte dei cinefili internazionali. Così non stupisce che Victor Sjöström sia sbarcato con ben due film al Cinema Ritrovato 2013. Il primo ad essere proiettato è stato Ingeborg Holm (1913), che ha illuminato la rassegna Cento anni fa, con la tragica storia di una donna che si ritrova improvvisamente incapace di mantenere i propri figli. La forza ma al contempo la fragilità di Ingeborg Holm ha colpito favorevolmente gli spettatori del festival, anche i più esperti, stupiti nel ritrovarsi davanti una storia così potente.

In un crescendo di disperazione, la Holm perde il marito e tutti i proprio averi così, finita in povertà, viene privata dei suoi bambini che vengono affidati a famiglie più agiate. Dopo tante sofferenze e disperazioni la donna, vistasi rifiutata dal suo figlio più piccolo portato per la visita periodica che non la riconosce più, impazzisce ed in una delle scene più toccanti tra le tante che impreziosiscono il film, culla un fantoccio di stoffa come un figlio mostrandolo ai presenti con affetto e orgoglio. Ma Sjöström, per una volta, offre un finale a sorpresa tanto inatteso quanto emozionante. Dopo tredici anni, infatti, il figlio più grande della signora Holm torna alla casa dei poveri per poter finalmente riabbracciare la madre. Quando finalmente la donna rivede il figlio, dopo attimi di smarrimento, ritrova improvvisamente la ragione in una delle scene di riconoscimento più belle del cinema di quegli anni. Hilda Borgström porta, nel personaggio di Ingeborg Holm, tutta la sua esperienza teatrale e offre al pubblico una memorabile eroina tragica grazie anche alla sua modernità nei sentimenti e nei comportamenti. Ma il film è anche una polemica nei confronti del sistema societario e amministrativo, cieco davanti all’individuo e incapace di provare sentimenti di fronte ad una tragedia familiare. Il pubblico, accorso numeroso nonostante fossero le nove del mattino, è rimasto colpito e toccato nel profondo e si è così lasciato andare ad un fragoroso applauso.

Ma Sjöström era pronto a regalare un’altra emozione nella splendida cornice di Piazza Maggiore dove è andato in scena Berg-Ejvind och hans hustru (1918 it. I Proscritti), in versione finalmente restaurata ed estesa grazie al ritrovamento di alcune delle parti precedentemente mancanti del film. Grazie al lavoro operato sulla pellicola è stato inoltre possibile godere del film nel suo formato full-frame originale. Ma è la musica da accompagnamento che ha dato il colpo decisivo con il Matti Bye Ensemble ormai specializzato nell’accompagnare grandi film muti. Con I Proscritti Sjöström racconta la storia di un uomo accusato di furto che si ritrova a vagare, assieme alla donna che ama, per l’Islanda come un fuorilegge. Eppure, se all’inizio del film l’amore offre ai due un valido mezzo di sostegno dalle avversità, presto non sarà più sufficiente: vengono infatti rintracciati dagli inseguitori e decidono di immolare il proprio figlio per non farlo cadere nelle mani nemiche. Ma i due amanti, dopo il terribile avvenimento, riescono a fuggire alla cattura rafforzando così il dolore per la scomparsa del loro bambino. Il finale è ugualmente drammatico. Dopo molti anni i due si ritrovano intrappolati in casa da una tempesta di neve. Stanchi e affamati decideranno di lasciarsi morire nella neve raggiungendo così il loro figlioletto. Moriranno abbracciati mentre un’ultima didascalia recita: ‘la morte ha concesso loro il perdono’.  Una storia d’amore e sull’amore capace di dare la forza di compiere anche le azioni più difficili. Del resto si tratta anche di un film sulla povertà e su come gli avvenimenti possano trasformare un uomo nella disperazione. Oltre ad essere la toccante storia di un amore eterno, I Proscritti è anche un immenso archivio di splendidi paesaggi che restano impressi nella memoria.

Yann Esvan