Dopo gli ultimi anni dedicati al restauro dei film di Charlie Chaplin, si giunge all’attesissima presentazione del lavoro di recupero che sarà compiuto sull’opera dell’altro grande autore di slapstick comedy del cinema muto: Buster Keaton. È forse la serata più attesa del Cinema Ritrovato 2015, Piazza Maggiore è come sempre affollata e l’orchestra è pronta ad accompagnare questa meravigliosa avventura visiva. Si parte con One week, cortometraggio di circa 25 minuti datato 1920. Il lavoro di Keaton è grandissimo, il film ricalca gli stilemi del genere e regala una delle scene più efficaci di sempre per ben comprendere la potenza illusoria del mezzo cinematografico: durante la tempesta, la casa sbilenca costruita da Buster è in balia del fortissimo vento che la fa ruotare vorticosamente su se stessa. Il montaggio alterna immagini esterne con interni nei quali le persone (e poi lo stesso Keaton quando riuscirà ad entrare) non riescono a stare in piedi, cadono in terra, si rialzano e cadono di nuovo. La maestria del movimento del corpo dell’attore unito a quello della macchina da presa riesce a far muovere addirittura una casa.

Poi finalmente arriva Sherlock Jr. grande capolavoro del cinema muto. Il protagonista è un giovane proiezionista con la passione per l’investigazione. Il suo più fedele compagno è un manuale dal titoloHow to be a detective che sfoglia ogni qualvolta ha un momento libero. È preso da un grande amore per una ragazza, ma ha un perfido rivale che cerca di metterlo in cattiva luce.

Il film riflette sul rapporto tra cinema e realtà, Buster si addormenta, sogna, si sdoppia entra nello schermo, ne viene cacciato fuori, imperterrito prova rientrare e dopo aver corso innumerevoli rischi dovuti a repentini cambi di location riesce a rimanerci a diventare personaggio della finzione cinematografica. Infine si sveglia, la sua amata è tornata con delle scuse, il giovane proiezionista non sa bene come comportarsi. Keaton costruisce una delle scene più belle e importanti della sua opera: Sherlock Jr. è timido e non sa cosa fare, poco male, sarà il cinema a indicargli la via! Osserva l’attore sullo schermo, copia fedelmente ogni suo movimento fino al rapido bacio finale. Il cinema attinge dalla vita reale, ma si erge anche a esempio, educa, crea un immaginario comune che lo spettatore fa proprio e imita.

La dimensione meta cinematografica è fondamentale nell’opera di Keaton (basti pensare a The Cameraman) e lo scenario di Piazza Maggiore ha regalato un momento di grandissima emozione: l’attore si sdoppia, esce dalla stanza di proiezione ed entra in sala. Si siede in terra, davanti a lui un’orchestra suona la colonna sonora del film che sta guardando e di cui a breve diverrà protagonista. Noi, esattamente come lui, siamo seduti a terra e stiamo guardando un film con un’orchestra che suona dal vivo. L’immersione e l’immedesimazione sono totali, Buster Keaton è seduto in mezzo a noi.

Penso che non ci sia posto migliore per fruire così intensamente opere di questo calibro, perché in questo caso la stessa proiezione si fa opera d’arte. Quando il film nel film finisce anche Sherlock Jr. volge al termine e può cominciare la pioggia di applausi.

Stefano Careddu