Anche quest’anno abbiamo chiesto ad alcuni giovanissimi cinefili di raccontare la loro esperienza di fronte ai film del Cinema Ritrovato. Eccone un esempio: “Seduta nella sala ghermita di gente devo ammettere che ero leggermente preoccupata per come avrei reagito nel vedere dei cortometraggi di quasi cento anni fa. Trovarsi di fronte a pellicole viste e apprezzate soprattutto da professionisti o comunque conoscitori può spaventare, se poi sono opera di persone così importanti e basilari per la storia del cinema la paura, di non riuscire a capirne l’importanza, diventa terrore. Leo McCarey, come tutti sappiamo è maestro nel trasmettere attraverso il suo cinema muto e le sue storie emozioni molto forti ed estremamente contrastanti. Nonostante la comicità delle vicende narrate, esse riescono a farci conoscere anche le condizioni sociali dell’epoca. Rendendo vive in noi emozioni come gioia e spensieratezza e una profonda, ma celata malinconia.

Le capacità espressive degli attori sono assolutamente stupefacenti riescono, ovviamente senza proferir parola, a coinvolgere lo spettatore facendogli capire tutto ciò che accade. L’accompagnamento musicale è parte integrante di questa tipologia di cinema senza il quale probabilmente faremmo più fatica a comprendere le situazioni.

Il primo dei tre cortometraggi è uno dei primi di McCarey. The Uneasy Three girato nel 1925 racconta tra gag esilaranti il primo tentativo di un colpo grosso che per qualche equivoco non va come previsto. Charley Chase interpreta magnificamente la parte del capo della banda di ladri ed è dotato di un’impressionante mimica facciale ed una padronanza delle movenze da cui si capisce la sua grandezza come attore. Chase sapeva servirsi degli oggetti di scena con estrema scioltezza dei movimenti, in questo cortometraggio lo vediamo nascondere un palloncino nel tipico Borsalino ed essendo un palloncino ad elio ogni tanto fa volare il cappello e lui, con estrema maestria, senza farlo notare se lo risistemava in testa.

Il secondo cortometraggio chiamato Don’t tell everything è stato girato nel 1927 e il protagonista è interpretato da un noto attore del cinema muto Max Davidson. Davidson non possedeva le movenze di Chaplin però, per quanto riguarda la mimica facciale può essere considerato in assoluto uno dei più grandi attori del cinema muto. In questo cortometraggio interpreta un personaggio squattrinato padre di un ragazzino pestifero che fa scherzi a tutti. Davidson incontra ad una festa una ricca vedova e per paura che non lo volesse come marito non le dice di avere un figlio. Così si creano una serie di fraintendimenti divertenti che portano al finale dove si scopre che anche la signora ha nascosto al nuovo marito un grande segreto che sarà in assoluto uno strabiliante colpo di scena.

Il terzo cortometraggio girato nel 1927 racconta la storia di una coppia di banditi, simile alla storia di Bonnie e Clyde morti solo qualche anno dopo. La vicenda narrata è ricca di episodi spassosi resi ancor più divertenti dalle espressioni dell’attrice Mabel Normand. I due banditi si incontrano per caso sulla strada quando lei chiedendo un passaggio sale sulla macchina del bandito con l’intenzione di rapinarlo. La rapina fallisce, ma loro decidono di mettersi in società per fare un salto di qualità come banditi e rubare qualcosa di importante e costoso.

Così durante la festa a casa di un miliardario dove si sono imbucati cercano di rubare un gioiello molto prezioso dalla cassaforte non avevano, però, fatto i conti con il detective incaricato di proteggerlo. Il detective li segue per tutta la casa senza lasciarli mai soli, i banditi riescono comunque a prendere il gioiello dalla cassaforte, ma per una serie di sfortunati eventi anche dovuti alla ostinatezza del detective falliscono miseramente nell’impresa senza però farsi scoprire. Quando alla fine “rinunciano” al gioiello i sottotitoli presenti nel pezzo finale sono estremamente importanti per capire l’ultima scena probabilmente più fondamentali dell’accompagnamento musicale.

Questi tre cortometraggi sono una piccolissima parte del lavoro svolto da McCarey, ma sono in grado di mostrarci le sue abilità nel campo della comicità. Il caldo applauso alla fine dei cortometraggi si intuiva fosse sia per il maestro Neil Brand che ha eseguito i pezzi di accompagnamento in maniera sublime, ma soprattutto per il genio che è stato Leo McCarey in grado di far divertire un pubblico anche quasi cento anni dopo.

Carolina Caterina Amabile