Ebbene sì, il cinema ambulante è tornato grazie ad una incredibile collezione ritrovata e donata da un anonimo belga che li aveva conservati gelosamente per tantissimi anni. Così dopo cento anni la Collezione Morieux, in parte visibile attraverso la mostra in Sala Borsa dal 18 Giugno al 31 Agosto, ha ridato luce a foto e manifesti di film Pathé o Gaumont rilasciati tra il 1903 e il 1908 in condizioni talmente perfette da sembrare freschi di stampa. Così come un centinaio di film, tra cui tante copie uniche, datati tra 1902 e il 1907, periodo in cui i film non venivano più venduti ma noleggiati dalle case di produzione, cosa che non rendeva più redditizia l’attività del cinema itinerante.

E dove potevano essere conservate queste pellicole? Ma nel bagno della casa del donatore, ovviamente, anche se la moglie, raccontano Sophie Seydoux e Stéphanie Salmon della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, non era per niente contenta della loro sistemazione. Così questo incredibile fondo è giunto finalmente a noi. Ma la scoperta più incredibile è stata proprio quella del Teatro itinerante, sepolto sotto quindi centimetri di polvere, e composto da splendidi pannelli alti diversi metri e dipinti a mano con scene di ogni tipo: dall’esposizione universale a motivi giapponesi. Ma sono state ritrovate anche delle splendide marionette che si muovevano su rotaie. Tutto è ora conservato al Musée des Arts Forains di Parigi. Tra i tanti tesori ritrovati si contano anche lanterne magiche e proiettori. Ed è proprio una lanterna a carboni la protagonista di questa attesissima prima serata del Cinema ambulante ritrovato, lanterna di nuovo in funzione grazie al restauro di Stefano Bognar della Cineservice, che l’ha resa di nuovo funzionante dopo un inutilizzo durato più di settanta anni. Si è trattato insomma di un vero e proprio esperimento e gli attimi prima della proiezione sono accompagnati dal pubblico presente nella Piazzetta Pasolini con una certa tensione. Mentre il carbone ardeva e l’odore di affumicato avvolgeva gli spettatori, la pellicola prendeva finalmente a girare avvolgendo gli spettatori di uno splendido rumore d’altri tempi. E così eccoci finalmente partiti verso gli inizi del ‘900 pronti a godere dello spettacolo del cinema ambulante. Sei piccoli corti, accompagnati al piano da Gabriel Thibaudeau, si alternano tra il divertimento generale. Si inizia con Cambrioleurs modernes (1906), divertente parodia di un furto da parte di una banda di ladri e di un improbabile tentativo di inseguimento di un gruppo di poliziotti. Un giubilo di gag e movimento che strappa più di una risata agli spettatori presenti in sala. Anche La Jeteuse de sorts (1906), storia di una fattucchiera che ammalia con sortilegi un malcapitato gentiluomo, ha ottenuto un discreto successo. Ma forse La Désespérée, ennesima variazione a lieto fine sul tema dell’ignominia delle relazioni prematrimoniali (per non parlare delle gravidanze!), ad aver suscitato maggiore interesse tra il pubblico. La rassegna si è chiusa con La Fée printemps (1906), racconto fiabesco in cui la Primavera personificata dona ad generosa coppia priva di figli prima la primavera stessa e poi, da un mazzo di fiori colorati, due bei figlioletti. Ma  l’importanza di questo corto è soprattutto storica, in quanto segna la creazione della colorazione industriale con la tecnica del colore a pouchoir, che verrà utilizzata fino agli ultimi film dell’epoca.

Al termine della proiezione, dopo gli scroscianti applausi protrattisi per diversi minuti, tutti sono tornati a casa stupiti e divertiti per aver assistito ad un evento unico e straordinario in grado di  riportare in vita la storia di un nostro passato recente ormai dimenticato. Nell’era del digitale vale la pena, ogni tanto, tornare alle lanterne a carboni!

Yann Esvan