Dopo aver imparato a conoscere Ivor Novello ieri con The Lodger, lo ritroviamo anche oggi nel più complesso Downhill (1927), storia del declino inesorabile di un uomo di parola. Per mantenere la promessa fatta al suo amico Tim, infatti, il protagonista Roddy si ritroverà espulso dalla scuola e senza casa, quando il padre lo caccia per la vergogna. Ma la spirale discendente non è finita, e così Roddy si ritroverà di volta in volta sfruttato dai più loschi individui, desiderosi solo dei suoi soldi e di sfruttare il suo fascino. L’happy ending finale, per quanto scontato, in un contesto del genere arriva quasi come un fulmine a ciel sereno.

Questo è forse uno dei film più legati a Grahan Cutts, regista che, come anche sottolineato da Charles Barr nella lezione dedicata ai muti di Hitch, ebbe un grandissimo ruolo nella formazione di Hitchcock. Questo Downhill ricorda infatti per certi versi, The Triumph of The Rat (1926), film sempre con Ivor Novello e Isabel Jeans che presenta a sua volta l’idea di una spirale verso il basso ma caratterizzato da un finale tragico. Non a caso uno degli sceneggiatori di quel film era proprio Ivor Novello, autore anche, assieme a Costance Collier, dell’opera teatrale Downhill da cui venne tratto il film. Punto di unione, invece, con gli altri muti di Hitchcock presentati nei giorni scorsi sono i soliti riccioli d’oro, che anche qui non tardano a fare la loro comparsa. Il film va segnalato anche per il primo cameo di Hitchcock in un suo film: facendo attenzione si potrà infatti vedere un giovane Hitch uscire da un ascensore. Molto interessante la scena in cui Roddy è in preda alle allucinazioni, che vengono presentate in una tinta verde. Scena che ricorda da vicino quelle girate trenta anni dopo per Vertigo (1958).

Al termine della proiezione, come per The Pleasure Garden, il pubblico si è diviso nei giudizi. Molti hanno lamentato una mancanza di chiarezza nella trama e la necessità di dover vedere il film una seconda volta per poterlo comprendere a pieno. Nel complesso comunque i commenti sono stati positivi e il film è stato giudicato capace di mantenere alta l’attenzione dello spettatore, sempre desideroso di conoscere la sorte di Roddy. Ma la cosa ancora più importante è che, dopo queste tre giornate in compagnia dei muti di Hitch, diversi ragazzi interpellati hanno dichiarato di voler approfondire la produzione di questo periodo. Insomma per il Cinema Ritrovato ma anche per lo stesso Hitchcock, che denigrava Downhill, si può considerare un vero e proprio successo.

Yann Esvan