Gli eventi collaterali del Cinema Ritrovato propongono una sezione intitolata “Otto libri sotto le stelle”. Tra i volumi presentati in questi primi giorni c’è Racconti di cinema, a cura di Mariapaola Pierini ed Emiliano Morreale. Il libro è stato presentato durante un incontro alla libreria Ambasciatori durante il quale sono intervenuti i due accademici. La genesi del libro avvenne nel 2014 proprio a Bologna e proprio nell’ambito del Cinema Ritrovato, quando i due curatori stilarono l’indice di questa antologia composta da trentatré racconti riguardanti la settima arte. Questa raccolta, che probabilmente non ha precedenti nel nostro Paese, è composta da quattro sezioni equamente divise tra i due curatori: A riveder le stelle, Sperduti nel buio, Un mestieraccio infame e Come in un film. Durante la lettura ci si imbatte in racconti che “sono tutti in qualche misura narrazioni su narrazioni, finzioni di secondo o terzo grado che, circolarmente e talvolta in modo paradossale prendono le mosse da esistenze immaginarie per ricondurle alla crudezza e alla materialità della vita, anche quando i fatti sono pure invenzioni.” Si trovano firme del calibro di Truman Capote, Joyce Carol Oates, Mario Soldati, Roberto Bolano, Carlo Emilio Gadda, Don DeLillo, Graham Greene, Francis Scott Fitzgerald, Vladimir Nabokov e altri.

I protagonisti dei racconti variano a seconda delle sezioni. A volte sono i divi e il loro rapporto con lo spettatore, come ad esempio Per Marlon Brando all’inferno nel quale J.C. Oates scrive a Marlon Brando (ormai defunto) una lettera in versi, l’invettiva di una spettatrice che anni prima s’innamorò dell’attore ammirandolo ne Il Selvaggio e si è sentita tradita dall’abbandono e la non curanza del corpo che “fece soffocare la bellezza di Brando nel grasso”. È molto forte la presenza dell’icona Marilyn Monroe, nel celeberrimo Una bellissima bambina di Capote e di nuovo in Dalia Nera & Rosa Bianca dove J.C. Oates immagina che la diva fosse stata compagna di stanza della povera Betty Short, starlette barbaramente uccisa e divenuta celebre per questo. Norma Jean è stata scelta anche per la copertina, in una fotografia di Alfred Eisenstaedt nella quale sembra assorta in una lettura intima in ambiente casalingo.

Altre volte i racconti indagano la situazione spettatoriale, “il rapporto tra un individuo e uno schermo”, altre ancora trattano di persone che si guadagnano da vivere con il cinema, “attori, sceneggiatori, maestranze e produttori popolano un mondo tanto sfavillante agli occhi di chi non ne è parte quanto infido e spietato per chi lo abita” e per finire, l’ultima sezione, può esser vista come un riepilogo delle precedenti: “vi tornano spettatori, divi, persone che filmano, all’ombra di queste due figure e dell’idea che la vita sia come il cinema”. I racconti variano molto per quanto riguarda generi letterari, stili, periodi e provenienza degli scrittori, tutti di altissimo livello. Inizialmente era stato pensato anche l’inserimento di un fumetto ma non è stato possibile ottenerne i diritti.

Con questo libro i due curatori hanno cercato di dare senso all’importanza che il cinema ha ricoperto (e continua a ricoprire) per letterati e scrittori.  Sembra che siano pronti altrettanti racconti per un secondo volume e si spera sia così, considerato il piacere che infonde la lettura di questa antologia.

Stefano Careddu