Al Biografilm 2016 la musica underground italiana emerge dai sotterranei per guadagnarsi il palco e arrivare finalmente al grande pubblico attraverso lo schermo. A renderlo possibile è il progetto Rotte Indipendenti, realizzato in occasione del ventennale del MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti, una mini serie che racconta in quattro episodi il fervente panorama musicale di altrettante città italiane: Bologna, Milano, Roma e Torino, i nodi principali della scena alternativa dagli anni ’70 ad oggi. Le quattro città sono le tappe fondamentali di un itinerario ben tracciato dai registi Giangiacomo De Stefano e Lara Rongoni, in cui si nascondono sottopelle scene musicali molto diverse. Dal metal al reggae, all’alternative rock, dal punk all’hard rock, al cantautorato si incontrano nomi più e meno noti: Manuel Agnelli degli Afterhours, Max Casacci dei Subsonica, Madaski degli Africa Unite, Freak Antoni degli Skiantos, tanto per farsi un’idea.

Il materiale d’archivio, spesso fornito dagli stessi artisti e fan, entra nella struttura narrativa e si alterna alle interviste arricchendo il racconto con video, riprese di concerti, diapositive animate e fotografie integrate in maniera accattivante nel montaggio con la motion graphic. La serie è un format pensato per la televisione, della quale rispetta in effetti tempi e modelli: i documentari, della durata di 54’ minuti ciascuno, scorrono tutti d’un fiato tra assaggi di cultura giovanile, sale prove che diventano centri di aggregazione dove “fare rete prima del web”, patti sottoscritti con una stretta di mano e in alcuni casi, grandi palchi e contratti con le majors.

Ogni episodio, come traccia di un concept album, è un racconto concluso che, però, funziona di più se in relazione con gli altri. A fare da filo conduttore sono casse e juke box, oggetti attraverso i quali il suono si propaga riuscendo a incuriosire anche lo spettatore poco abituato ad esplorare territori musicali non mainstream. Il messaggio sotteso è profondo, seppure raccontato con un linguaggio fruibile anche ai  non addetti ai lavori: in un’industria musicale che da anni ha inglobato correnti fuori rotta, che cosa vuol dire essere e rimanere indipendenti? I documentari non danno la risposta, unica e definitiva, ma invitano a porsi la domanda e trovare la propria interpretazione.

Carlotta Acerbi – Associazione Culturale Leitmovie