Stiamo vivendo l’epoca d’oro della serialità televisiva, sostiene qualcuno. Mai come negli ultimi anni si è vista tanta qualità applicata ai telefilm. Non è più solo il cinema a farla da padrone nei salotti social: sono Game of Thrones, Mad Men, The Walking Dead, Daredevil, Mr. Robot. L’elenco potrebbe continuare: Ash vs Evil Dead, Master of None, Doctor Who, American Horror Story. L’ascesa di Netflix parla chiaro: i nuovi spettatori sono ingordi di serie TV, diamo loro serie TV. Sempre di più, sempre più belle. Il meccanismo funziona.

I videogiochi non sono rimasti a guardare, si sono gettati nella mischia. A spiccare è indubbiamente la prolifica Telltale Games, studio californiano che si è fatto le ossa su Monkey Island, Back to the Future e Jurassic Park. Tutte rivisitazioni a episodi dei brand di riferimento. È tuttavia con la prima stagione di The Walking Dead (versione videogioco, ovviamente) che Telltale è diventata celebre. La serialità ha fatto breccia anche nel cuore dei giocatori. Poi sono arrivati Game of Thrones e The Wolf Among Us. Tre esempi che non esauriscono la ludografia Telltale, ma che emergono per qualità e sperimentazione.

The Walking Dead si ambienta nell’universo raccontato da Robert Kirkman, ma sfrutta personaggi ed eventi del tutto originali. Al centro del racconto il rapporto tra il protagonista, Lee, e la piccola co-protagonista, Clementine. Game of Thrones, in sei puntate, segue le vicende della famiglia Forrester (naturalmente non stiamo parlando di quella di Beautiful). Vicende che si intrecciano con gli eventi raccontati nella serie televisiva, da cui il gioco prende in prestito gli attori per ricreare personaggi e voci. Gli avvenimenti del telefilm (e del libro) vengono osservati, in alcuni casi, da prospettive inedite.

Passiamo all’universo delle fiabe. Cosa accadrebbe se i personaggi delle fiabe vivessero nel mondo reale? Sul tema si sono sbizzarriti sia i creatori del serial televisivo Once Upon a Time, in onda dal 2011 sull’emittente americana ABC, sia lo scrittore Bill Willingham, autore della serie a fumetti Fables. A Fables si ispira il gioco The Wolf Among Us, avventura in cinque episodi pubblicata tra il 2013 e il 2014. Il giocatore veste i panni di Bigby, sceriffo-lupo cattivo alle prese con un omicidio da risolvere. La Manhattan del 1986 non è esattamente un posto da favola: il taglialegna è un tipo violento e poco raccomandabile; uno dei tre porcellini è diventato fumatore e bevitore accanito; la bella e la bestia sono in piena crisi coniugale.

La serialità non vive di sola Telltale. I francesi di Dontnod Entertainment hanno di recente realizzato il toccante Life Is Strange: la vita di una giovane studentessa di fotografia che un bel giorno scopre di poter riavvolgere il tempo. Sono tutti titoli di qualità, eppure qualcosa non va: il meccanismo della serialità, nei videogiochi, s’inceppa. Cliffhanger.

S’inceppa, e non per colpa dei giochi stessi, bensì a causa della distribuzione. La serialità ha bisogno di ritmo per funzionare: ogni arco narrativo (la cosiddetta stagione) ha una sua logica interna, un’armonia testuale che si proietta sull’intera stagione e al contempo sulla narrazione dei singoli episodi. La distribuzione televisiva normalmente è settimanale, poi la stagione finisce e si attende quella successiva, l’anno seguente. La serialità è ritualità dell’attesa.

Tra il quarto e il quinto episodio del gioco di Game of Thrones sono trascorsi due mesi, tra il quinto e il sesto quattro mesi; tra il terzo e il quarto di Life Is Strange due mesi, tra il quarto e il quinto tre mesi. Per i sei episodi di Game of Thrones, alla fine, si è atteso un anno. I videogiochi a episodi vengono pubblicati senza criterio, senza considerare quel ritmo che fa parte della serialità, quel ritmo necessario per godersi la stagione e mantenere la giusta tensione emotiva. Ogni episodio viene trattato quasi come fosse un’opera a sé, cosa che non è. Lo spettatore/giocatore si trova smarrito, dimentica riferimenti narrativi, perde il senso delle scelte effettuate (le cui conseguenze, nei videogiochi, sono notevoli). La serialità videoludica s’inceppa; tanto vale, a questo punto, aspettare che tutta la stagione sia disponibile e poi giocarla per intero, coi propri tempi, come fosse un’opera unica. Si può fare, nessun problema, ma allora di che serialità stiamo parlando?

 

Andrea Dresseno e Matteo Lollini