In occasione della presentazione del libro Le nove vite di Valentina Cortese (Edizioni ETS, 2013), alla presenza dell’autore Alfredo Baldi e Gian Piero Brunetta (Università di Padova), cui seguirà la proiezione di un breve montaggio di alcune tra le migliori interpretazioni della Cortese, Cinefilia Ritrovata – in collaborazione con la Biblioteca Renzo Renzi – offre uno straordinario percorso documentale e iconografico sulla grande attrice. Segue.

Le nove vite di Valentina Cortese, scritto dallo storico del cinema Alfredo Baldi, si conclude sottolineando, tra le molte qualità umane e artistiche di questa grande attrice, la sua modestia. Le conversazioni avute con lei, nel corso di molti anni, sono state raccolte e disposte in un discorso che fluisce tra le vicissitudini private e quelle professionali, dando al testo una forma ibrida, a tratti diario, a tratti raccolta di interviste e monografia in senso classico. Valentina crede nella primavera; sembra ancora di sentire la sua voce recitare i versi della poesia Magnificat della Merini, portata in scena nel 2012: Quanto è immodesto l’uomo / che pensa che l’inverno congeli tutto / e non spera nella primavera. Come la Fenice, sa rigenerarsi, vive più vite e molteplici carriere; ogni volta rinasce dalle proprie ceneri, mostrando la poliedricità del suo talento accanto alla sua profonda umanità.

Giovanissima debutta al cinema quasi per caso, diventando poco dopo, l’icona della ragazza ‘acqua e sapone’ del cinema di regime. Durante gli anni di guerra dismette gli abiti della fanciulla innocente e si dedica appassionatamente al vero oggetto dei suoi desideri: il teatro.

 

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Ma il cinema, anche quello d’oltreoceano, la chiama di nuovo a sé e Valentina, nel 1948, d’impeto firma un contratto con la Fox, per scappare dalla complicata relazione con il direttore d’orchestra Victor De Sabata. Inizia la sua vita raminga tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove, nel 1951, sposa l’attore Richard Basehart (l’enigmatico funambolo di La strada di Fellini) da cui nasce un figlio, Jackie.

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Del passaggio dall’Italia agli Stati Uniti, l’archivio di Alessandro Blasetti conserva alcune lettere e telegrammi che i due si scambiano tra maggio e giugno del 1951. Si scopre così che Blasetti, dopo averla diretta ai suoi esordi cinematografici in La cena delle beffe (1941) e Nessuno torna indietro (1943), la vuole ‘protagonista assoluta’ in una ‘cosa breve ma deliziosa’. Si tratta di Altri Tempi (1952), ma è azzardato supporre a quale episodio del film il regista volesse destinare la Cortese. Dalla documentazione risulta che Il processo di Frine è l’ultimo episodio a essere girato, a causa dei tentennamenti di Vittorio De Sica per il ruolo dell’avvocato e del rifiuto di Anna Magnani alla quale, prima della Lollobrigida, Blasetti aveva pensato.

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Ma lo scambio epistolare tra i due, se pur breve, rivela una Valentina affettuosa e piena di fiducia nei confronti del suo ‘vecchio’ amico. Gli confessa la sua insofferenza per ‘l’opprimente contratto con la Fox’ e nel telegramma successivo, la sua delusione nel dover rimandare il suo ritorno a Roma.

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E ancora:

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Dall’accorata risposta di Blasetti degli inizi di giugno del 1951, si apprende la notizia del matrimonio americano dell’attrice e la tristezza del regista nel dover rinunciare a lavorare nuovamente con lei:

[…] dunque anche questa occasione sfuma ed è inutile che io stia a tediarti con il dettaglio di una cosa impossibile ed a crucciarmi, raccontandoti di che si tratta, nel pensiero di come saresti stata deliziosa nella parte in cui mi mancherai. 

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La ‘fase americana’ si conclude dieci anni dopo, quando nel 1958, Valentina Cortese ritorna in Italia.  Dall’articolo su “Tempo”, corredato da un magnifico servizio fotografico a colori, ne emerge un ritratto di donna che sa mettere da parte la sua carriera per dedicarsi alla famiglia. Un anno dopo, Valentina si è separata dall’attore Richard Basehart e con il figlio si trasferisce a Milano, dove ritorna a coltivare la sua passione per il teatro. Il sodalizio con Giorgio Strehler sancisce l’inizio della sua quinta vita.

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