Come qui già sottolineato in interventi precedenti, William Wellman anche nei film più cupi e tragici tende ad usare le armi della commedia e la brillantezza dei dialoghi per presentare i personaggi e i loro rapporti e per farli entrare in sintonia col pubblico, prima dello sviluppo drammatico delle loro vicende. Nothing Sacred (Nulla sul serio) è invece dall’inizio alla fine una “screwball” comedy, svitata al punto giusto, e cinicamente acuta nella rappresentazione satirica dell’ambiente giornalistico e di una mentalità ipocrita e buonista. Nothing Sacred, pur forse non eguagliandoli, non sfigura e ha poco da invidiare alle pietre miliari del filone che in quegli anni stava raggiungendo il suo zenit, a partire dal capolavoro di Hawks Susanna, dell’anno successivo. Gli ingredienti tipici ci sono tutti: dall’intreccio sentimentale che attraversa le fasi dello scontro, dell’avvicinamento, dell’affrontare insieme una minaccia/ostacolo e delle definitive conciliazione e unione fino alla stravaganza dei personaggi secondari e delle situazioni. Inoltre, come regole della screwball impongono, l’intreccio sentimentale, che inevitabilmente sfocia nel lieto fine, non è mai davvero romantico fino in fondo: la battuta ironica e brillante, l’intervento destabilizzante di un comprimario o la gag arrivano giusto in tempo per spegnere il fuoco del sentimentalismo, confermando l’essenza anarchica e beffarda del film (e del genere). Quello che, visto oggi, colpisce di più di Nothing Sacred è però l’assoluta attualità delle realtà rappresentate, come sarebbe palese se dopo aver visto il film si sfogliasse un quotidiano o si accendesse la TV: il giornalismo cinico nel cercare e creare casi umani che riempiano le bocche e le menti dell’opinione pubblica, la morbosità con cui questi vengono affrontati e raccontati e la buonista e ipocrita esposizione sociale e mediatica, così come il moralismo usato per cambiare le carte in tavola se e quando necessario. Il film di Wellman si presenta come un film fresco ed esilarante, ma anche come un’opera che sotto molti aspetti potrebbe essere girata quasi identica oggi senza perdere mordente ed urgenza.

EDOARDO PERETTI