Il regista americano omaggiato in questa XXVIII edizione del Cinema Ritrovato è l’ecletticissimo William Wellman nel suo periodo “tra muto e sonoro”. I primi due film della rassegna, Beggars of Life (muto, 1928) e The Star Witness (sonoro, 1931), già esemplificano la poliedrica abilità del regista americano nel mescolare i registri e passare facilmente da un genere all’altro. Entrambe le pellicole affrontano temi classicamente statunitensi, mischiandoli con vivace sfrontatezza: la fuga avventurosa, la vita di strada, il proto-road-movie (o meglio “railway-movie”) il primo; il cinema gangster mescolato al dramma familiare a sua volta spennellato di commedia il secondo.

Del film muto che ha aperto la retrospettiva, con accompagnamento al piano di Donald Sosin, resta impresso il dinamismo di ogni scena, il ritmo strabiliante del montaggio (di Alyson Schaffer) che detta legge sulle numerose sequenze movimentate: dalle risse dei vagabondi, alle straordinarie e perfettamente congegnate sequenze su e giù dai treni in corsa. Film d’avventura e d’azione, ma anche dramma con momenti di comicità grottesca (la rissa dei vagabondi, il morto nella capanna), in cui gli sguardi luminosi di Louise Brooks e Richard Arlen incarnano perfettamente la sfrontatezza ingenua della giovinezza: lo scontro con quella navigata e beffarda dell’Oklahoma Red di Wallace Beery è la scintilla che impreziosisce il film fino al suo finale rocambolesco e brutale. Come brutale è l’inizio con macabra sorpresa, e audaci certe scene di intimità tra i due protagonisti, che di lì a poco sarebbero statie rese impossibili dal codice Hays.

Se Beggars of Life fa degli spazi ariosi della campagna il suo scenario, la location urbana di Star Witness è spezzettata in molti ambienti differenti e funzionali: la casa, prima accogliente (non a caso è il momento della cena ad enfatizzare la serenità familiare prima, la paura e la mancanza poi), dopo prigione per i suoi stessi occupanti; la stazione di polizia; il tribunale; il rifugio dei gangster. Tra questi luoghi si muove la numerosa famiglia Leeds, spettatrice involontaria di un delitto e dunque al centro di una complicata vicenda di testimonianze e ritrattazioni, minacce e inni al dovere civile e nazionale. Il film ha i suoi ruoli trascinanti nei due bambini e nel nonno veterano alcolizzato dal patriottismo senile ma di sicura presa sulla folla, come dimostra la sua applaudita –dall’audience del processo- arringa finale contro gli stranieri che insidiano i veri americani. Sullo sfondo l’onesta famiglia media americana (con padre contabile, figlia lavoratrice e figlio fannullone) funestata dall’incapacità delle forze dell’ordine, capeggiate dal forcaiolo Walter Huston: e se l’ambiguo messaggio patriottico è affidato appunto a un anziano beone, cristallina è l’opinione sulla polizia, che fallisce in ogni modo possibile contribuendo al contorno comico che accompagna anche questa pellicola di Wellman.

 

Chiara Checcaglini