Quel che qui a Cinefilia Ritrovata apprezziamo di Blancanieves, diretto da Pablo Berger e in programmazione alla Cineteca di Bologna, è il superamento di The Artist. Ovvero, invece che paragonarlo ossessivamente all’opera di Hazanavicius o peggio considerarlo un succedaneo, dovremmo pensare al linguaggio del muto come a uno strumento artistico recuperato e d’ora in poi utilizzabile da tutti i cineasti che vorranno. La stima di cui gode Blancanieves potrà anche in buona parte pervenire dal rispetto che si prova di fronte a un’operazione simile, ma indica anche il talento e le idee che Berger esprime abbondantemente. Una breve rassegna critica darà l’idea…Cominciamo da alcune recensioni italiane, come quella di Andrea Chimento per il Sole 24 Ore, Alessandro De Simone su Cinematografo, entrambe positive, mentre più scettico è Giulio Sangiorgio su Film Tv. Intelligente la lettura di Giovanni Ottone, che su MyMovies rievoca i procedimenti delle espanoladas, mentre Marco Mastino su Sentieri Selvaggi imposta un confronto con The Artist dichiarando largo vincitore proprio Berger, e altrettanto appassionata la critica di Federico Gironi su Coming Soon.

Per quel che riguarda la stampa straniera, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Qui e qui una antologia delle recensioni anglofone, qui una scelta di quelle francesi. Noi scegliamo in particolare la recensione di Vincent Ostria su Les Inrockuptibles, dove smonta l’idea di un film fatto di cliché per dimostrare che si tratta invece di una “féerie poetica” e un “melodramma contrastato”, e quella di Peter Bradshaw sul The Guardian che scova l’influenza di Hitchcock su Berger.