Tra i film in programma nella sezione Biografilm Music è stato presentato in anteprima l’attesissimo film sull’hip hop italiano: Numero 0, documentario storico che ripercorre gli esordi della cultura hip hop dei primi anni Ottanta, attraversando i ruggenti anni Novanta, epoca d’oro del genere, per poi arrestarsi all’inizio del nuovo secolo, il tutto unito dalla voce narrante di Ensi: grande freestyler e musicista della scena italiana.

Costruito attraverso la tradizionale struttura documentaristica che vede l’alternarsi di interviste a immagini di repertorio, il regista Enrico Bisi, come ha dichiarato alla presentazione del film, ha cercato di dare forma a un racconto corale, il più oggettivo possibile, intervistando gli artisti che hanno vissuto quegli anni, unendo le varie anime del rap dall’ underground al mainstream.

Si inizia con gli anni Ottanta, momento in cui arriva da oltreoceano la cultura hip hop investendo con un’onda d’urto il Paese. Tra i pionieri del genere troviamo Kaos One e Ice One, all’interno di una fase in cui i testi sono ancora in lingua inglese. Si devono aspettare gli anni Novanta per trovare le prime sperimentazioni in Italiano ed esattamente è nel 1992 che Deemo esce con 12” Sfida aprendo così la strada al rap in lingua nostrana. Seguono in questo modo i grandi album dei Sangue Misto, Sempreverdi, Kaos e di Colle der Fomento, solo per citarne alcuni. Arriva il momento del grande successo, a metà degli anni Novanta, e del passaggio da parte di alcuni artisti sulla scena mainstream. Non potevano mancare quindi le testimonianze di Neffa, Frankie Hi-Nrg, Sottotono, Articolo 31 e Fabri Fibra.

Il film, nonostante si concentri principalmente sulla musica rap e su come questa si sia sviluppata, riesce a mostrare come in realtà l’ MCing, sia solo uno degli elementi che compongono la complessa e variegata cultura hip hop in cui DJing, Writing e Breaking (B-boying) contribuiscano ognuno a creare l’immaginario totalizzante di questo movimento, espressione della strada, di un sentire che arriva dal basso e che con la sua forza prorompente si impone sulla scena underground in città come Roma, Bologna e Milano.

Beat complessi e commistioni musicali si alternano sul suono graffiato del vinile e vanno a costituire la base per rime che non lasciano scampo, in cui i toni accesi trattano di politica e di vita seguendo il concetto del “stay real”, ovvero puoi parlare di tutto purché sia vero! Non manca il riferimento all’ hip hop village organizzato da Albertino nel 1997 che ha costituito una spaccatura tra il mondo underground e mainstream. Secondo il Dj fu un’occasione mancata per alcuni artisti di farsi conoscere, ma probabilmente all’epoca non era stato chiaro lo scopo del progetto e forse il mondo dell’hip hop non era pronto ad aprirsi alle regole dello show business; viene da chiedersi se fosse davvero quello che importasse a molti militanti del genere. Di fatto l’evento provocò una frattura che progressivamente ha portato alla fase calante del primo rap italiano vedendo, sul finire del secolo, molti artisti cambiare genere o addirittura abbandonare il rap.

Il film arriva qui, a conclusione dell’andamento ciclico della prima fase del rap italiano, come la definisce Paola Zukar (colei che ha contribuito a fare di AL la rivista hip hop più importante del settore, fino all’ultimo numero uscito nel 2000). Ovviamente la storia non finisce qui, il rap ha continuato, si è rigenerato e ha prodotto nuovi artisti e nuove realtà, ma come dice Ensi questa è un’altra storia.

Valentina Ceccarani