Si definisce zero day un virus informatico ancora sconosciuto, capace di sfruttare i punti deboli di un sistema operativo per agire indisturbato al suo interno. Davanti ad una simile emergenza la soluzione va trovata nel minor tempo possibile, in zero days. Il nuovo documentario di Alex Gibney, regista di fama mondiale già presente al Biografilm con Going Clear: Scientology and the Prison of Belief, indaga una delle più grandi emergenze informatiche della storia: il caso Stuxnet.
Virus informatico scoperto in alcuni computer Bielorussi, Stuxnet ha contagiato un enorme numero di terminali in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti. I tecnici dei laboratori Kaspersky, tra i primi a studiare la nuova minaccia, si sono imbattuti in un filo che conduce nelle viscere di un complesso labirinto geopolitico. E’ sufficente un rapido sguardo alla diffusione del baco per notare come il paese più colpito sia l’Iran, e Gibney risale una cascata di informazioni portando alla luce il retroscena della prima operazione di cyber warfare, quinta dimensione della guerra ancora priva di qualsiasi argine legislativo.
Tre anni dopo We Steal Secrets, incentrato sul caso Wikileaks, il regista affronta un’altra faccia nascosta della rete, tentando di rompere la cupola di silenzio messa in piedi dalle autorità. Grazie alla denuncia di un anonimo collaboratore dell’NSA, veniamo a sapere come Stuxnet sia nato da una collaborazione tra il governo statunitense e Israele, decisi a sabotare la produzione di uranio arricchito in Iran. Il virus si è diffuso per errore in tutto il mondo, gettando la stessa America nel panico sinchè la sua provenienza non è stata svelata.
Non appena il governo iraniano ha scoperto il colpevole dei malfunzionamenti delle sue centrifughe a gas, è passato all’offensiva, costruendo la propria unità di cybersoldati e sferrando una serie di attacchi intimidatori al sistema economico americano. Nonostante le difficoltà imposte dal soggetto, oscuro per chiunque non sia provvisto di solide basi d’informatica, la narrazione mantiene un ritmo incalzante, sostenuta da un montaggio ritmato e attento ad evitare cali di attenzione. Le interviste e il materiale d’archivio sono integrati efficacemente con sequenze in computer grafica semplici ma efficaci, consolidando una pellicola immersiva e interessante.
Il grido d’emergenza di Zero Days si rivolge al governo americano, deciso a non far trapelare informazioni sulla vicenda. Senza un dibattito pubblico, come in precedenza è avvenuto per le armi nucleari, è difficile arrivare ad una legislazione capace di regolare i conflitti combattuti via Internet, e il caso Stuxnet dimostra come il bisogno di disciplina sia impellente: per la prima volta, qualcuno può uccidere impunito usando una semplice stringa di codice.
Gregorio Zanacchi Nuti